Probabilmente ho stufato. A furia di riportare notizie dall’Europa che fanno tutte leva sulla necessità di ridurre le velocità, vi ho fatto credere di aver “sposato questa causa”. Invece ribadisco quello che ho scritto nei primi post di questo blog: la sicurezza stradale è fatta di tante cose, non solo di velocità. Quest’ultima a volte (molte o poche, non importa) non è la causa principale degli incidenti, ma solo un fattore che contribuisce ad aggraverne le conseguenze.
Tutti gli esperti lo sanno. E allora perché martellano sulla velocità? Perché per fare confronti a livello internazionale l’unico indicatore statistico non del tutto inaffidabile è proprio il numero di morti. Che è anche l’indicatore più legato alla velocità. Il problema non si risolverà facilmente: le rilevazioni statistiche sono già di per sé difficili ed è ancor più difficile fissare criteri uniformi a livello europeo. Così dobbiamo “accontentarci” di ragionare sugli indici di mortalità, che comunque non sono del tutto affidabili nemmeno loro: pensate che ci sono Paesi in cui, se si muore a più di sette giorni dall’incidente, non si è considerati nel conteggio delle vittime, perché dopo una settimana gli organi di polizia non seguono più la “pratica”.