Ieri la Camera, esaminando il disegno di legge sulle liberalizzazioni (la “lenzuolata Bersani”), ha bocciato l’articolo che consentiva il tuning (elaborazioni estetiche, meccaniche e/o elettroniche) sui veicoli senza gli attuali rigidi vincoli.
Attenzione, però: dietro il tuning ci sono interessi economici non da poco (da qualche anno il settore ha anche una sua fiera a livello nazionale, che si tiene a Rimini). Quindi si può prevedere che in futuro qualcuno riproverà a introdurne la liberalizzazione. Spero solo che lo faccia in termini più ragionevoli rispetto a quel che si voleva fare fino a ieri. Cioè prevedendo maggiori controlli su operazioni che possono influire sulla sicurezza.
Nei giorni scorsi ho scritto su questo blog una serie di post per invitare a riflettere sulle conseguenze che questa liberalizzazione avrebbe avuto.
Non so se questi post siano stati letti dai parlamentari o no. Non so nemmeno se alla fine sia emersa una chiara volontà politica di bocciare il tuning: tecnicamente la decisione è stata frutto di schermaglie procedurali (gli emendamenti della maggioranza si sono annullati l’uno con l’altro e quindi è rimasto in piedi solo quello dell’opposizione, che sopprimeva la liberalizzazione del tuning, ma si sa che gli emendamenti dell’opposizione sono quasi sempre “contro” ciò che il Governo propone). Sta di fatto che per chi voleva liberalizzare il tuning è stata una sconfitta. Almeno per ora.