Nell’ambiente è noto come un venditore tanto bravo che riuscirebbe anche a rifilare frigoriferi agli eschimesi. Per questo ha venduto Autovelox a moltissimi Comuni della sua zona, la Toscana. Ma non ci è riuscito proprio con quello che forse ne aveva più bisogno: quello di Chianciano. Nei pressi della nota località termale del Senese, infatti, c’è una discesa del 13%, quindi più ripida di quelle del terribile circuito del Nurburgring (quello “storico”, dove Niki Lauda rischiò di morire), che si ferma all’11%. In qualsiasi altra parte d’Italia, per scaricarsi da ogni responsabilità e aumentare gli incassi da multe, l’ente proprietario della strada (in questo caso proprio il Comune) avrebbe piazzato un bel cartello con limite di velocità a 30 all’ora e un rilevatore di velocità fisso. Lo hanno fatto proprio in altre zone della Toscana, in un modo che si è meritato anche i dubbi degli ispettori ministeriali (si veda “Il Sole-24 Ore” del 23 aprile). A Chianciano, invece, non hanno fatto nulla. Così negli ultimi tempi sono morte tre persone.
Mi sono occupato del problema venerdì scorso a “Mi Manda Raitre” in seguito alla denuncia di un cittadino che abita proprio in fondo alla discesa e con una certa frequenza sente un botto e si vede un camion entrare in giardino. La vicenda riassume molte magagne del sistema italiano, tranne appunto l’abitudine di mettere un segnale solo per scaricarsi da ogni responsabilità (non riuscivo a credere che non lo avessero fatto).
Una prima magagna sta nella concezione della strada dove accadono questi incidenti. Come è successo in molti piccoli centri che non si trovano su itinerari di importanza nazionale, non è economicamente possibile costruire una tangenziale (che peraltro in quella zona avrebbe un impatto non indifferente sul paesaggio) e così, per decongestionare l’abitato dal traffico di passaggio, ci si arrangia adattando preesistenti strade di campagna. Ma nel caso di Chianciano tra i mezzi di passaggio ci sono molti camion, che inevitabilmente vanno in crisi con i freni se gli autisti non riducono la velocità per tempo. Cosa impossibile: c’è un solo cartello che indica la pendenza, ma si trova proprio nel punto in cui improvvisamente la strada da piatta diventa scoscesa e quindi non c’è più nulla da fare.
Fin qui parliamo di autisti coscienziosi (e a Chianciano, secondo una perizia che ho potuto vedere, ne è morto almeno uno). Se poi aggiungiamo che in Italia non sono pochi i mezzi pesanti che viaggiano in sovraccarico, ecco la seconda magagna. Non se ne parla quasi mai, ma è un grosso problema. Anche perché mancano gli strumenti di contrasto: una pattuglia che volesse accertare l’infrazione deve quasi sempre scortare il camion alla pesa pubblica più vicina (o meno lontana), con conseguente perdita di tempo.
La terza magagna affiora leggendo le cronache locali: sarebbe stato accertato che la maggior parte degli incidenti è avvenuta subito dopo pranzo. Si potrebbe sospettare che in alcuni casi gli autisti avessero bevuto alcolici poco prima. Ma questo non lo sapremo mai: non risulta siano stati fatti controlli. Comunque, che il problema dell’alcol tra gli autisti sia grave lo dimostra il fatto che da quattro anni per loro la guida in stato di ebbrezza è punita addirittura anche con la revoca della patente.
La quarta magagna sta nel cartello che indica la pendenza: fino a poco prima che della vicenda si occupasse la tv, era coperto dalla vegetazione. Non solo: ormai, per come siamo abituati in Italia (segnali di pericolo e divieto ovvi, sovrabbondanti e/o troppo severi, proprio per scaricare le responsabilità sull’utenti), non diamo quasi più importanza ai cartelli. Tanto più che in questo caso non riportano un limite di velocità (il cui significato è chiaro a tutti), ma l’immagine desueta di “discesa pericolosa” accompagnata dalla percentuale che indica la pendenza (ma quanti sanno che 13% significa che la strada scende di 13 metri ogni 100 che si va avanti, l’equivalente di quattro piani per ogni isolato?).
Insomma, un miscuglio di carenze della strada e della segnaletica e di ignoranza (forse anche con qualche infrazione) da parte dei conducenti. A tutto si aggiunge la mancanza di controlli. Che però, con quella segnaletica, avrebbe portato a poco: al massimo, in assenza di un limite di velocità preciso, si possono comminare sanzioni per velocità pericolosa su forte discesa, che sono inferiori a quelle per eccesso di velocità.