Ci vogliono anche gli autovelox nascosti. Ecco perché

L’altra sera, girando per Roma, non ci voleva molto per accorgersi che era un corso un “pattuglione” della Polizia municipale: vigili praticamente a ogni angolo del centro, Autovelox sul Lungotevere, verso l’autostrada per Fiumicino e chissà dove ancora. C’è da scommetterci: qualcuno si sarà lamentato ancora una volta per il fatto che i misuratori di velocità non erano ben visibili. E avrà alimentato la solita polemica: gli agenti devono essere sempre visibili oppure no? Questa polemica è senza senso, per almeno due ragioni.

La prima è spiegata proprio da quello che i vigili romani facevano l’altra sera: non intendevano nascondersi, ma per rendersi pienamente visibili è necessario piazzare l’auto di servizio vicino al misuratore di velocità. E questo non sempre è possibile quando si devono tenere sotto controllo alcuni punti pericolosi (dove persino chi si lamenta delle multe concorda sul fatto che i controlli vadano fatti): qui spesso non c’è spazio sufficiente per parcheggiare e talvolta nemmeno per piazzare il rilevatore in bella vista senza rischiare che qualche veicolo in transito lo travolga. Ecco perché, per esempio, la pattuglia impegnata all’Eur sullo stretto viadotto che poco più avanti si allarga diventando autostrada per Fiumicino ha dovuto lasciare l’auto su una specie di scarpata poco distante e mettere l’Autovelox subito dopo un guard rail in cemento, che lo copriva parzialmente.
La seconda ragione che giustifica i controlli nascosti è legata alle strategie di vigilanza. Molti (anche tra le forze dell’ordine) dicono che occorre mettersi a presidiare i punti più pericolosi rendendosi visibili. Ciò, a parte le difficoltà pratiche citate appena sopra, è sbagliato perché rischia di far diventare pericoloso anche tutto il resto della rete stradale: se i guidatori sapessero che lì non ci sono controlli, si comporterebbero come peggio non si può. Una conferma viene dai dati dell’Osservatorio sicurezza stradale della Provincia di Cosenza, che cito spesso in questo blog: molti incidenti avvengono in rettilinei che non presentano particolari rischi. Quindi occorrono pattuglie (o apparecchi completamente automatici) ben visibili nei punti più pericolosi (in cui è determinante avere la certezza che tutti vadano piano) e controlli casuali e “discreti” sul resto della rete (in modo che tutti temano la possibilità di incapparvi da un momento all’altro).

  • alexmrg |

    Permettetemi solo una precisazione per evitare di trarre conclusioni distorte.
    Vero è che molti incidenti avvengono sui tronchi rettilinei e con dinamiche definite inspiegabili a posteriori: e dunque sembrerebbe essere proprio la velocità pericolosa la causa prima. Tuttavia non bisogna essere troppo frettolosi, pur concordando sulla repressione della velocità pericolosa, quando è veramente tale. Provo a spiegarmi con un esempio.
    Le regolamentazioni vigenti presumono una distribuzione casuale dei veicoli sulla corsia, cosa che non è. L’osservazione pratica conferma che in realtà i veicoli viaggiano in gruppi (questi sì distribuiti in modo stocastico) in generale un veicolo accodato all’altro all’interno del gruppo, con un veicolo di testa più lento del consueto. Il problema è che la distanza tra i veicoli del gruppo è molto piccola, tanto più piccola quanto più bassa è la velocità di gruppo.
    Ora, un ulteriore veicolo che provenisse da tergo a velocità consueta, potrebbe decidere il sorpasso della colonna (e spesso lo esegue) tipicamente ad uno o due veicoli per volta, ovviamente nelle condizioni opportune: sui rettifili e con sufficiente spazio a disposizione. Una volta iniziata la manovra il conducente si rende conto di non avere spazio sufficiente per rientrare in sicurezza e deve prendere una decisione in tempi brevissimi, cosa non facile. In tali condizioni la maggior parte dei conducenti decide di sfruttare il differenziale di velocità già acquisito e continuare nella manovra di sorpasso fino a trovare un distanziamento sufficiente per il rientro, a volte fino al superamento del veicolo lento di testa. Spesso la manovra riesce, a volte no. In questi casi le Amministrazioni tendono ad invocano il malore del conducente, dal momento che l’incidente appare incomprensibile, in particolare se frontale, ma la spiegazione potrebbe essere molto più banale.
    Se pensate che l’esempio riportato sia inverosimile vi suggerisco di montare al traverso, sulla vostra auto, una telecamera (anche solo di quelle in vendita nei supermercati) e tentare il sorpasso, ovviamente in sicurezza. Dall’esame delle immagini potrete stimare il distanziamento confrontandolo con la lunghezza del veicolo sorpassato nel gruppo. Avrete delle sorprese: a volte lo spazio non sembra nemmeno sufficiente per un parcheggio…
    [risponde Maurizio Caprino] Vero, una delle possibili spiegazioni degli incidenti in rettilineo è quella dei sorpassi che sembrano sicuri e poi si rivelano azzardati a causa del viziaccio (altrui, in questi casi) di non mantenere la distanza di sicurezza. Contro questi sorpassi non servono né gli autovelox (che spesso non riescono a rilevare lavelocità di chi è in sorpasso) né i sorpassometri (quei pochi che ci sono si trovano ovviamente dove il sorpasso è vietato, dalla segnaleticamentre qui si parla di manovre di solito consentite): occorre l’educazione. Ma non sarà facile: siamo troppo abituati a stare troppo vicini (avete presentela cosa alla Posta?) e in auto questo si esalta perché veniamo de decenni di guida di utilitarie senza ripresa, che per fare un sorpasso richiedevano di stare in scia al veicolo davanti, proprio come in una corsa.
    Ma le statistiche si riferiscono anche a strade a carreggiata doppia, dove i sorpassi azzardati praticamente non esistono. Qui il problema è la velocità:si va troppo forte senza neanche accorgersene (si vedano gli ultimi due miei articoli sul Sole-24Ore del Lunedì) e alla prima minuzia che non va come ci si aspetta (per esempio, una piccola deviazione del veicolo che ci sta davanti, dovuta al fatto che il conducente magari sta componendo un numero sul cellulare, cosa anch’essa vietata) e la frittata è fatta.

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