Venerdì Santo, giorno di processioni. Con le statue sacre per le vie di città e paesi e con le profane automobili in coda su strade e autostrade. Ieri l’Aci ha informato che un miracolo accade anche durante le processioni di auto: negli ultimi anni, nei giorni dell’esodo pasquale, la media giornaliera degli incidenti si è attestata sui 565, il 9% in meno rispetto ai 621 sinistri che si registrano nelle altre giornate. Il dato conferma che il grande traffico (avete sentito i bollettini radiofonici di ieri?) “fa bene” alla sicurezza: fa il paio con il fatto che sull’Autosole sono più pericolose le ore notturne rispetto a quelle diurne (si veda il post “A 180 all’ora paraurti contro paraurti. Ma senza tamponarsi”, del 25 marzo). Ulteriore conferma viene dall’Osservatorio della Provincia di Cosenza, uno dei pochi a elaborare i dati degli incidenti per capirne meglio le cause, come richiederebbe il Piano nazionale della sicurezza stradale: ci sono più pericoli sui tratti apparentemente meno a rischio, come i rettilinei in buone condizioni di asfalto e segnaletica.
Perché tutto questo? La spiegazione sembra una sola: quando percepiamo un rischio, diventiamo prudenti. Nel caso opposto, ci mettiamo a telefonare, a osservare il panorama, ad ascoltare la radio con attenzione, a pensare a cose diverse dal guidare eccetera. Insomma, ci distraiamo. E magari con la distrazione, complice la silenziosità delle auto moderne, arriviamo a velocità di cui ci rendiamo conto solo quando ci si para davanti un ostacolo improvviso. Cioè troppo tardi per evitare il botto.