Dagli Usa arriva un altro allarme sui pericoli causati dai sistemi di sicurezza avanzati che assistono i conducenti nella guida: incentivano la distrazione, specie su strade come quelle americane dove gli spazi spesso ampi esasperano la sensazione che dà la lentezza fissata per legge e imposta a suon di controlli. Il risultato è che gli incidenti mortali sono aumentati negli ultimi anni, alla faccia di chi pensa che con la tolleranza zero si possano risolvere tutti i problemi. Inoltre, i sistemi di assistenza danno tanta fiducia da indurre a mettersi alla guida anche quando non si è in condizione di farlo (perché ubriachi, stanchi, drogati, ingessati eccetera).
Così ora gli americani, pur andando piano, sono preoccupati da questi dispositivi che rendono la guida semiautonoma e probabilmente sperano che arrivi al più presto la guida completamente autonoma (il cosiddetto livello 5, in cui a guidare è la vettura e chi sta nell’abitacolo non ha più alcun compito né responsabilità). Ma il problema non si risolverà nemmeno così. Tanto negli Usa quanto nel resto del mondo.
Già arrivare al livello 5 richiederà ancora anni (le attuali punte di diamante arrivano a malapena al 3). Ma, quando anche ci saremo arrivati, che ne faremo dei veicoli già in circolazione? Per viaggiare davvero sicuri, dovremmo impedire loro di circolare assieme a quelli a guida completamente autonoma: il modo di guidare di un essere umano avrà sempre alcune differenze rispetto a quello del veicolo stesso. Se non altro perché un uomo non si atterrà mai completamente alle regole fissate dalla legge o dalla segnaletica, mentre la macchina lo fa eccome. Quindi, di fronte alla stessa situazione, nei mezzi che si troveranno sul posto in quel momento avremo un ventaglio di reazioni più ampio rispetto a quello già variegato di oggi (anche gli uomini non sono tutti uguali). Così sale la probabilità di scontri.
Non basta: il comportamento delle macchine è anche influenzato da ciò che “vedono” e anche loro possono subire inganni visivi come e più di noi. Il 7 agosto l’Ansa ha dato la notizia che l’Università di Washington ha dimostrato che bastano semplici adesivi incollati sui segnali stradali a far confondere ai computer di bordo un limite di velocità con uno stop. Figuriamoci che cosa potrebbe succedere in Italia, dove siamo pieni di segnali raffazzonati (vi è mai capitato di vedere un limite di velocità ricavato artigianalmente, con cifre di grandezza e grafica diversa l’una dall’altra?).
Anche per questo da anni si parla di sistemi che sostituiscano la segnaletica: cablature complete delle strade per consentire ai sistemi di bordo dei veicoli di dialogare con loro, supernavigatori sempre aggiornati in tempo reale, scambi di dati tra veicoli vicini eccetera. Ma, a parte che bisognerebbe garantire gli stessi standard ovunque, resta sempre il problema di far convivere i mezzi dotati di tutti questi dispositivi con altri mezzi tradizionali (anche se per quell’epoca ne saranno rimasti pochissimi) o a guida semiautonoma.
Così finora nessuno ha ancora trovato la quadra e non si può davvero dire come si circolerà in futuro. Ma le case automobilistiche danno grande enfasi ai dispositivi di assistenza alla guida che offrono sui veicoli attualmente in commercio, ai ritrovati dei loro centri ricerche e agli accordi fra loro e con aziende hi-tech per fare ulteriori ricerche. Tutto lecito e meritorio, ci mancherebbe. A patto che poi il pubblico non si faccia l’idea che la guida autonoma arriverà presto e risolverà tutti i problemi.