Alla fine, ha prevalso la solita celebrazione. Per carità, quando si parla di Mille Miglia sono il primo a emozionarmi: pensare che fino a 54 anni fa c'erano piloti capaci di correre per 1.700 chilometri di fila sulle strade normali tra due ali di folla mi rende orgoglioso di essere appassionato d'auto. Però la passione ha pure i suoi lati peggiori. Che all'ultima rievocazione della Mille Miglia, lo scorso weekend, sono emersi tutti. Non parlo solo dell'incidente di Mirandola, che bene o male qualche notiziola di cronaca è "riuscito" a guadagnarsela. Mi riferisco soprattutto al fatto che le stesse Ferrari moderne che accompagnavano la carovana e hanno fatto quell'incidente hanno continuato a creare pericoli al pubblico anche dopo. Stupidamente.
L'ho saputo da testimoni oculari, che – da appassionati come me – erano assiepati per le strade del centro storico di Modena. Mi riferiscono che alcune di queste Ferrari hanno preso in modo "allegro" una svolta stretta, quella tra corso Canalgrande e via dell'Accademia. Per fortuna, c'era un efficiente servizio di sicurezza che ha allontanato gli spettatori per evitare guai, anche se poi ha piazzato una transenna volante che avrebbe potuto far danni se colpita da un'auto in sbandata.
Il punto della questione, comunque, è che in posti del genere le auto non dovrebbero sbandare. Va bene che è una festosa rievocazione, dove si tende anche a fare spettacolo. E certamente in uno spettacolo tatto da appassionati e rivolto almeno in parte agli appassionati un ingrediente immancabile sono le sbandate di potenza del retrotreno di una supercar. Va pure bene che eravamo in piena Modena, che delle supercar è la culla mondiale. Ma è possibile che in 1.700 chilometri di tracciato (e che tracciato! ci sono alcune tra le più belle strade d'Italia, come il tratto toscano della Cassia) quei guidatori non siano riusciti a trovare altri punti meno pericolosi per divertirsi e far divertire? Oppure: assodato che si sono divertiti anche nei tratti più belli e sgombri, c'era bisogno di esagerare ripetendo i sovrasterzi di potenza nelle stradine di un centro storico, in mezzo alla gente?
Io non dubito che quei guidatori avessero una buona padronanza dell'auto. Ma anche ai piloti professionisti capita di sbagliare e, in spazi così ristretti, anche il minimo errore può fare gravi danni. Il pilota migliore è quello che capisce questo. E tiene a bada l'istinto, almeno quando a rischiare non c'è solo lui.