In questi mesi ricorre un anniversario importante, ma di cui non vi parlerà mai nessuno: il ventennale di uno dei casi più clamorosi di noncuranza per i diritti e la salute del consumatore-automobilista. Non se ne parla perché è una vicenda scomoda, tenuta il più possibile nascosta dal protagonista in negativo (che è la Fiat, non l'ultima officina di sotto casa che nulla potrebbe se la stampa volesse metterla alla gogna) e chiusa senza una condanna penale (ma solo perché la denuncia penale alla fine è stata ritirata: che ci sia stata una transazione?). Ma io su questa vicenda ho ragionevoli certezze che fosse fondata, perché ho indagato di persona nel 2002, quando facevo un lavoro che – non prevedendo la produzione di pagine in continuazione – mi lasciava il tempo per farlo (anche se certo la mia attività d'inchiesta non era graditissima ai piani alti del mio giornale dell'epoca, come dimostrano il poco spazio che mi fu dato per scriverne e un invito a lasciar perdere, sul quale però sapevano di non trovare terreno fertile e quindi alla fine mi lasciarono fare). Comunque, non che altrove fosse meglio: il protagonista si rivolse a me per caso, dopo aver inviato circa 200 (se ricordo bene) lettere a giornali, italiani ed esteri.
Sto parlando delle infiltrazioni di gas di scarico (e che gas: all'epoca il catalizzatore c'era solo in Germania) nell'abitacolo delle medie del grupp Fiat dell'epoca (in particolare, Fiat Tipo e Lancia Dedra). Pochi mesi dopo il lancio sul mercato – vent'anni fa, appunto – si accorsero che c'era stato un errore di progettazione nell'aerodinamica e decisero che rimediare in pieno sarebbe stato troppo costoso e decisero semplicemente di tappare una delle bocchette di sfogo dell'aria viziata all'esterno (sotto il paraurti posteriore), che in queste auto funzionavano al contrario (aspiravano i gas di scarico verso l'abitacolo anziché far uscire l'aria dell'interno vettura, "appesantita" dal respiro dei passeggeri). Un pannicello caldo, ma fu già qualcosa. Solo che fu necessaria una sentenza emessa dal Tribunale di Torino 13 anni dopo (su ricorso di Altroconsumo) per costringere la Fiat a estendere questa modifica anche alle Dedra vendute prima che venisse apportata in produzione. Troppo tardi: tanti esemplari erano stati già rottamati e alcune persone (tra cui un funzionario Fiat, che fece le prime denunce, sistematicamente ignorate dalla stampa) avevano già contratto il cancro ai polmoni (anche se il fatto che non ci sia stato un processo penale lascia giuridicamente indimostrato il nesso tra le infiltrazioni di gas e le malattie dei clienti).
Che cosa resta oggi di tutto questo? Nulla, se non il ricordo che persino professionisti esterni alla Fiat allora notarono il problema e lo sottovalutavano (come se i gas di scarico fossero aerosol: altri tempi, anche se di catalizzatori e blocchi del traffico si iniziava già a parlare) e la curiosità di sapere come la cosa sarebbe stata gestita da super-Marchionne se al timone del gruppo ci fosse stato lui anche all'epoca. Per il resto, chi ha dato ha dato e chi ha avuto ha avuto.
Ma mi ha consolato il post di Paoblog (http://paoblog.wordpress.com/2009/07/28/una-foresta-nellabitacolo-e-la-guida-e-piu-sicura/), che segnala come in Giappone stiano per lasciare un'auto dall'aerazione più che curata. Addirittura, diffonderà nell'abitacolo anche profumi naturali in grado di tenere più svegli e concentrati. Speriamo di non dover scoprire – ad anni di distanza – che questa rivoluzione aveva anche controindicazioni: anche queste sostanze portentose potrebbero avere qualche effetto nocivo e non sempre gli studi preliminari sono abbastanza approfonditi. Il caso di vent'anni fa lo dimostra.