Uno dei passaparola più frequenti tra i motociclisti appassionati ed esperti è “attenti ai guard-rail”. Infatti, le barriere sono progettate dando la priorità agli utenti della strada “forti” (si veda anche il dossier sulla sicurezza stradale uscito con “Il Sole-24 Ore” del 27 aprile): semplificando, quelle più alte sono state concepite soprattutto per i mezzi pesanti (e infatti vanno installate dove c’è prevalenza di traffico pesante, perché trattengono meglio camion e bus ma potrebbero essere più dannose per gli occupanti di una vettura, soprattutto per le loro teste), quelle più basse si addicono di più alle auto. Finora non c’è un guard-rail studiato per “accogliere” meglio i motociclisti, nonostante loro abbiano maggior probabilità di urtarvi direttamente con il proprio corpo. Con esiti spesso mortali o gravemente invalidanti.
Dal 25 giugno si è cominciato a lavorare per colmare questo pericoloso buco: l’Aisico (Associazione italiana per la sicurezza della circolazione, rappresentante in Italia della Prevention Routière Internationale dell’Onu) ha fatto partire un programma di crash-test specifico di moto e motociclisti contro guard-rail. Perché solo ora? Perché costa. E solo ora l’Aisico è riuscita a trovare uno sponsor: l’Ancma, l’associazione confindustriale dei costruttori di “due ruote”.