Cosa ci fa il cavalletto pubblicitario di un negozio su una pista ciclabile? Semplice: dimostra che per troppi italiani le piste ciclabili sono ancora delle perfette sconosciute. Pittoreschi serpenti rossi che colorano il paesaggio urbano, mica spazi per dare un minimo di sicurezza a chi sceglie di andare in bici o è costretto a farlo. Così sono invase con noncuranza da automobilisti che parcheggiano, pedoni con la spesa che pure avrebbero due metri più in là il loro bel marciapiede tutto per loro, gruppetti di amici fermi a conversare e chi più ne ha più ne metta. Se arrivi in bici avvisandoli con un colpetto di campanello, molti ti guardano straniti. Pari noncuranza c’è spesso nei vigili urbani, che “non si curano di loro ma guardano e passano”.
Può capitare un po’ ovunque, ma soprattutto al Sud o comunque nelle città dove la bici non è un’antica consuetudine e le piste sono state strappate al cemento urbano con progetti un po’ arditi e un po’ raffazzonati. Qui siamo a Taranto la mattina di sabato scorso, verso l’orario nevralgico di mezzogiorno. Una città dove le poche centinaia di metri di pista “vera” dovrebbero essere un bene prezioso.
E poi facciamo i convegni sulla promozione della mobilità dolce ed ecosostenibile…