La pubblicità delle auto è "distratta" sulle emissioni di CO2. Ve ne avevo riferito in questa stessa sezione del blog il 22 maggio 2008, a seguito dello studio degli Amici della Terra sulle inserzioni pubblicitarie. Da quella ricerca ora parte nientemeno che una procedura d'infrazione della Ue. Nei confronti non solo dell'Italia, ma – grazie a denunce analoghe di associazioni ambientaliste locali – anche di Francia, Belgio, Spagna e Germania. Il problema è sempre quello: c'è una direttiva europea, la 99/44 (quindi di dieci anni fa, ben prima della crisi iniziata l'anno scorso, che ha innescato l'attenzione di tutti sulla riduzione dei consumi e quindi della CO2 e sull'avvento dell'economia "verde"), che impone di citare le emissioni nelle inserzioni pubblicitarie (oltre che negli autosaloni). Il rispetto di questa norma si traduce perlopiù in scritte microscopiche e pare di capire che soprattutto per questo la Ue stia agendo. Curiosamente lo fa proprio ora che, con la crisi, persino la pubblicità comincia a parlare di CO2. Ma, oggettivamente, lo fa ancora troppo di rado: tira fuori la CO2 solo per quei pochi modelli davvero virtuosi o per quelli che, grazie a qualche artificio (come l'allungamento dei rapporti del cambio) riescono a rientrare nei limiti richiesti per poter fruire degli incentivi. Un po' troppo poco.
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