L'arresto dell'albanese che ha ucciso quattro turisti francesi guidando contromano e in stato di ebbrezza sull'A26 all'alba di sabato apre tutto un mondo. Dall'ordinanza di custodia cautelare, di cui do notizia sul Sole-24 Ore di oggi, si ricava un principio che di fatto tira in ballo anche i gestori di strade e – in qualche caso – anche i costruttori di veicoli.
In pratica, l'ordinanza intende aggirare la mancanza del reato di omicidio stradale: un disegno di legge per la sua istituzione è stata solo annunciata dal ministro Maroni a Ferragosto e peraltro da un anno e mezzo giace una proposta del deputato Barbaro alla Camera, ma giace in commissione Giustizia senza essere stata mai discussa. Per aggirare il problema ed evitare di ricadere nel caso "banale" di omicidio colposo (punito troppo blandamente), anche il pm e il gip di Alessandria hanno ipotizzato l'omicidio volontario per dolo eventuale. Come hanno fatto non pochi loro colleghi in passato, ma senza successo perché poi la Cassazione ha derubricato in omicidio colposo sia pure aggravato. Ma stavolta c'è una particolarità: mentre nei casi precedenti eravamo di fronte a situazioni improvvise, qui abbiamo un signore che ha avuto tutta la possibilità di rendersi conto dell'altissima probabilità di causare un incidente e della gravità del sinistro (oltre alla velocità autostradale, l'ordinanza sottolinea che guidava una Suv tra le più pesanti, un'Audi Q7 da due tonnellate e mezza).
Ma lo stesso ragionamento si può applicare al gestore della strada: possibile che nell'era della tecnologia non sia possibile far scattare un allarme automatico prima che qualcuno possa farsi più di 20 chilometri contromano? Non parlo di tecnologia eventuale e futuribile: l'incidente è avvenuto in un tratto coperto dal Tutor, che ha per terra spire in grado di accorgersi del contromano e comporta la presenza di numerosi pannelli a messaggio variabile (cui è fissata la parte del sistema che fotografa i veicoli) che possono quindi riportare rapidamente l'allarme. Onestà m'impone di aggiungere che forse nel caso di sabato non sarebbe bastato, perché l'incidente si è verificato non molti chilometri dopo il primo portale Tutor di quel tratto e quindi è probabile che l'allarme non sarebbe scattato in tempo. Ma il sistema dei portali resta il migliore possibile.
Altrettanto onestamente, non mi sembra di poter dare troppe colpe all'assenza di pattuglie della Stradale: è noto che gli organici sono limitati, meno noto è che si sceglie di utilizzarli per coprire al meglio proprio le autostrade, dove su ogni tratto (parliamo di 50 chilometri in media, che raddoppiano considerando che le carreggiate sono due) almeno una pattuglia per turno è garantita anche a costo di distoglierla dalla viabilità ordinaria. Semplicemente, sfortuna ha voluto che sabato la pattuglia fosse da un'altra parte del tratto di sua competenza e la chiusura dei varchi by-pass nello spartitraffico (fatta negli ultimi anni per evitare inversioni o invasioni di carreggiata) ha impedito un intervento alla disperata. Pretendere la presenza di due equipaggi mi pare fuori luogo a quell'ora (le cinque del mattino): eravamo nell'esodo di Ferragosto e probabilmente il raddoppio era stato predisposto per il turno successivo (dalle 7 alle 13), quando il traffico sarebbe stato massimo.
Dunque, la responsabilità principale dopo quella del conducente credo sia del gestore. E non è certo la prima volta che accade: tra segnaletica ingannevole, guard-rail fatiscenti, asfalti precari e altre amenità legate alla scarsa manutenzione (mancano i soldi), buona parte della rete stradale va considerata a rischio. I primi a saperlo sono proprio i gestori e lo dimostrano imponendo limiti di velocità bassi o piazzando scritte "barriera incidentata" quando non riescono a sostituire un guard-rail. Non di rado, non mettono nemmeno un segnale, anche perché paradossalmente può essere un modo per schivare condanne. In ogni caso, sanno. O devono sapere, perché la strada è lì e loro hanno l'obbligo di tenerla in ordine. Non solo perché lo dice il Codice della strada in vari punti, ma anche perché un anno fa lo ha ribadito in modo più preciso la sua riforma. Senza contare che ormai la Cassazione (sentenze 6767/2001 e 3651/2006, della terza sezione civile) ritiene che la responsabilità del gestore sia assimilabile a quella del custode (articolo 2051 del Codice civile), cosa che comporta pure la necessità di discolparsi (mentre prima era invece il danneggiato a dover dimostrare la correlazione tra l'incidente e le omissioni del gestore). Quindi, la domanda è: può un gestore, di fronte a questo quadro, a una pericolosa carenza dell'infrastruttura che gestisce e al fatto che la strada viene notoriamente percorsa da tanta gente che può commettere infrazioni o accusare malori, aspettarsi che probabilmente qualcuno prima o poi ci morirà? Chi ritiene che la risposta sia sì, di fatto estende il dolo eventuale anche al gestore. Chi pensa che sia no forse potrebbe valutare se sia il caso di aggiungere alle proposte di istituzione dell'omicidio stradale anche la figura del gestore.