Oggi l’Anas ha annunciato l’approvazione del progetto definitivo di un’opera a prima vista importante: il completamento del raddoppio della Jonica (SS106) nel tratto dell’Alto Jonio cosentino dove si viaggia ancora su carreggiata unica (38 chilometri da Sibari a Roseto Capo Spulico) anas-cda-approva-progetto-2-tratto-3-megalotto-106-jonica. Scritta così, sembra appunto importante. E infatti sta entrando nell’acceso dibattito locale che accompagna il prossimo referendum sull’accorpamento di due Comuni della Sibaritide, Corigliano Calabro e Rossano. Ma è davvero così importante?
Per rispondere, bisogna percorrere quella parte della Jonica (che nei suoi 500 chilometri di lunghezza è molto variegata e oggetto di altri lavori anche nel Reggino e nel Catanzarese). Per scoprire che quella carreggiata singola, in realtà, grazie ai lavori degli anni Ottanta ha comunque guadagnato caratteristiche da superstrada. Cioè non ha incroci a raso né accessi. Fanno eccezione pochissimi chilometri a cavallo dell’attraversamento del piccolo centro abitato di Roseto Capo Spulico. Certo, all’altezza di Trebisacce ci sono pendenze che fanno rallentare i camion (soprattutto se vecchi e in sovraccarico come capita più spesso al Sud). Ma parliamoci chiaro: già oggi la velocità media di percorrenza effettiva è vicina al limite massimo di 90 km/h.
Con la superstrada a doppia carreggiata che cosa cambierebbe? Ben poco, a giudicare dai tratti analoghi completati in zona sulla 106 dagli anni Novanta a pochi anni fa (da Montegiordano a Taranto). Infatti, nonostante l’aspetto simil-autostradale, mancano le caratteristiche (soprattutto lunghezza delle corsie di accelerazione e decelerazione e itinerari alternativi per i mezzi lenti) per farne una strada extraurbana principale e quindi alzarne il limite fino a 110 km/h. Tra l’altro, ci sono non poche gallerie e altre ne sono in programma sui 38 chilometri il cui progetto è stato approvato.
Sappiamo benissimo che sulle superstrade simil-autostradali di fatto si va a velocità autostradali (senza che per questo ci sia un’emergenza-incidenti generalizzata). Ce lo diceva l’osservazione diretta e ce lo confermava (prima di essere eliminato dall’app di infomobilità Vai Anas) il dato di velocità media del traffico rilevato dai sensori sull’asfalto. Un particolare che – per inciso – dovrebbe indurre a qualche riflessione sincera sull’attuale classificazione delle strade prevista dal Codice della strada e sui relativi limiti di velocità. Ma in quella parte della Calabria si dovrebbe comunque andare a 90 km/h.
Infatti, già i Comuni di Montegiordano e Trebisacce hanno adottato sistemi di controllo della velocità media. A Rocca Imperiale ci sono rilevatori fissi di velocità istantanea. E sui chilometri restanti sono diventati frequenti gli appostamenti di pattuglie con autovelox. Quindi, la prospettiva è di costruire una simil-autostrada per poterci andare comunque a 90 km/h, anche se con livelli di sicurezza maggiori (si eliminerà quasi del tutto la probabilità di incidenti frontali e i guard-rail – se saranno montati correttamente – avranno prestazioni maggiori di quelli della superstrada attuale), almeno inizialmente (poi sappiamo che spesso in Italia la mancata manutenzione ha fatto rovinare anche le migliori infrastrutture). Ognuno valuti se gli sta bene.
Quanto alla contesa del referendum Corigliano-Rossano, c’è da fare un’appendice: il tratto approvato oggi non risolve il problema più urgente di quella zona, che si trova pochi chilometri più a sud. E’ una zona che ha contatti con i paesi lungo la 106 più a sud, verso Crotone. E lì altro che superstrada anni Ottanta: la 106 è invece una consolare da ventennio fascista. Resa ancora più difficile dall’espansione dei centri abitati che attraversa.