Trecento nuovi ingegneri per la Motorizzazione. Più un’altra novantina, ma con contratto di lavoro a termine. Sono le assunzioni che l’altro giorno sono state messe sul piatto per conto del ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, dal suo capo di gabinetto, Mauro Bonaretti, in un incontro con i sindacati, sempre più preoccupati per una struttura che in 15 anni si è più che dimezzata. Perdendo molte delle energie migliori. Sarà l’inizio della rinascita, dopo che nei mesi scorsi il lungo blocco delle assunzioni era saltato ma facendo entrare appena 30 ingegneri?
Difficile capirlo: quello espresso da Bonaretti è solo un impegno di Delrio a “intercedere” in Consiglio dei ministri affinché queste assunzioni vengano fatte davvero e in più nella legge di bilancio si finanzi meglio il Fua (Fondo unico amministrazione) per garantire qualche miglioramento di qualifica e stipendio. Quindi, nessuna vera certezza che gli organici verranno rimpolpati in tempi ragionevolmente brevi e che l’attuale personale venga in qualche modo rimotivato. Anche se aver indicato numeri precisi e una ripartizione delle assunzioni fra tempo indeterminato (la maggioranza) e a tempo determinato sembrerebbe dimostrare che, quantomeno, si sono fatti alcuni calcoli in base alle risorse effettivamente a disposizione.
Positivo parrebbe anche il fatto che le cifre in ballo siano sensibilmente superiori a quelle (150) che erano state inserite nella prima versione di una legge nel 2014 (e tolte nel giro di poco). Solo che in tre anni il fabbisogno è aumentato e occorrerebbe un piano di assunzioni scaglionato nel tempo, per tenere il passo con i pensionamenti che matureranno ancora nei prossimi anni.
Tutto questo in un’amministrazione derelitta, dove è svanito l’orgoglio di appartenenza che si vedeva fino a 20-30 anni fa. Tanto che, tra gli ingegneri fuoriusciti, non ci sono solo pensionati, ma anche giovani bravi (in qualche caso, con ruoli importanti anche se non riconosciuti da una qualifica adeguata) che non avevano più possibilità di promozione e sono passati ad altri ministeri.
All’improvviso, lo scorso inverno, tutti si sono ricordati di quest’amministrazione, per qualche ora: hanno scoperto che era determinante nello scontro Italia-Germania sul dieselgate. Ma la Motorizzazione è anche tanto altro: per esempio, patenti, revisioni, collaudi, controlli di mezzi pesanti su strada. Insomma, sicurezza stradale. Solo che questo non interessa a nessuno.
Ultimo, ma non meno importante: negli uffici c’è sempre meno personale, tanto che è sempre più difficile tenere aperti gli sportelli. Si arriverà a delegare al Pra (dove nel frattempo sono in corso promozioni quasi collettive) il front office, arrivando a un assetto ibrido (non si sa quanto in linea con lo spirito ufficialmente dichiarato della riforma Madia) che garantirà definitivamente la sopravvivenza dello stesso Pra apparentemente soppresso dalla riforma?