Negli ultimi anni, lo sport preferito di chi parla di sicurezza stradale è additare la distrazione alla guida come una delle cause principali degli incidenti. Sacrosanto. Ma i conti iniziano a non tornare quando gli addetti ai lavori addebitano la distrazione al solo uso improprio degli smartphone (che è vietato). Trascurando il fatto che, oggi più che in passato, la distrazione può derivare anche dall’uso dei comandi di bordo, che invece è lecitissimo, se non altro perché il veicolo è stato regolarmente omologato e quindi nessuna autorità ha trovato nulla da ridire in base alle norme vigenti su come sono disposti tasti, manopole, levette, strumenti eccetera. Inoltre, nessun articolo del Codice della strada vieta di usare un comando di bordo (e difficilmente potrebbe farlo, al netto del fatto che poi controllare è pressoché impossibile). Eppure, ai fini della sicurezza, sempre distrazione è: che differenza c’è, per esempio, fra tre tocchi a uno smartphone fissato con un supporto sulla parte alta della plancia e quattro tocchi sui manopoloni e tasti annessi per richiamare una certa funzione di bordo negli ormai interminabili menu di una vettura moderna?
Già, gli interminabili (e davvero così irrinunciabili?) menu. Gli stessi che hanno indotto più di una casa automobilistica a “semplificare” i comandi sostituendo o affiancando manopoloni e tasti con i touch screen (c’entrerà anche il fatto che gli smartphone li hanno resi di moda?). Ma pare difficile parlare di vero progresso: i touch screen richiedono più attenzione, per due motivi:
– l’unico modo per mettere il dito esattamente sul comando desiderato è distogliere lo sguardo dalla strada (quando ci sono i tasti fisici, invece, c’è anche il tatto dei polpastrelli che collabora a individuare quello giusto);
– una volta individuato il punto in cui toccare, basta il sobbalzo causato anche da una leggera ondulazione dell’asfalto per spostare il dito che sta per raggiungere lo schermo e costringere a distogliere ancora lo sguardo per ritrovare il punto giusto (il dito deve stare “sospeso” in aria fino a un attimo prima del tocco, perché non si può accarezzare lo schermo come facevamo con i tasti fisici, visto che anche uno sfioramento dello schermo può far azionare un comando).
Attenzione: anche della distrazione legata all’uso dei comandi si parla da decenni. Solo che in passato problemi reali venivano solo dall’autoradio (specie se installata in basso) e da alcune plance sovraffollate di tasti piccoli già all’epoca (ricordate quella dell’Alfa Romeo 164, di cui si è appena celebrato il trentennale del lancio?). Critiche che leggevamo nelle prove su strada svolte dalle riviste specializzate e che oggi fanno tenerezza. Soprattutto alla vista di touch screen che sostituiscono l’intera console centrale, come quella delle Tesla.
Non solo: a quanto segnala il Disinformatico (blog del cacciatore di bufale e giornalista informatico Paolo Attivissimo) la Tesla Model 3 costringe a usare comandi touch persino per regolare la velocità del tergicristallo, aprire il cassetto anteriore e altro ancora. Senza contare che, in caso di guasto elettrico che (magari dopo un incidente) imprigiona i passeggeri, pare che ci sia un comando manuale di emergenza che sblocca le sole porte anteriori. Colpisce molto il fatto che le norme attuali consentano di omologare anche auto con comandi del genere.