A furia di dare sempre le stesse raccomandazioni per l’esodo, abbiamo probabilmente finito col creare più code di quelle che ci sarebbero se nessuno parlasse. Lo si capisce percorrendo le principali autostrade del Paese nei momenti in cui il traffico dei vacanzieri è sostenuto: si susseguono le raccomandazioni ad andare piano, tenere la distanza di sicurezza e prendere il viaggio con filosofia. Raccomandazioni sacrosante, per carità. Però non siamo tutti uguali e, per giunta, siamo tantissimi. Così più di qualcuno interpreta questi consigli come una licenza incondizionata per occupare a velocità bassissime la corsia centrale o persino quella di sorpasso mentre davanti a lui ci sono centinaia di metri di carreggiata liberi. Questo crea un tappo, strozzando la capacità di smaltimento della strada (lungo la quale il traffico scorre come se fosse il tubo di un acquedotto). Con almeno tre conseguenze:
- induce a manovre pericolose (come gli zig zag) qualcuno dei tanti che seguono;
- induce a frenare tanti altri, così che – di frenata in frenata – si arriva a formare anche una coda che crea un disagio, stavolta evitabilissimo, da aggiungere ai tanti che già la congestione dell’esodo provoca;
- crea tanta intolleranza, con lampeggi di abbaglianti anch’essi evitabilissimi che anch’essi si aggiungono ai tanti che già si vedono in Italia.
Sono cose talmente acclarate e note ai tecnici che all’Anas, negli anni peggiori dei cantieri sulla Salerno-Reggio Calabria, piazzavano sbandieratori nei punti più critici, per ottenere dai guidatori un comportamento più “sveglio” che ottimizzasse l’occupazione di quel poco spazio che c’era a disposizione (ovviamente senza arrivare ad accalcarsi, cosa che avrebbe creato lo stesso un blocco).
Prendersela con calma non è una colpa. Anzi, spesso è un merito o addirittura un dovere. Ma non esime dall’esaminare criticamente la situazione che c’è intorno al proprio veicolo e non può essere una giustificazione per trascorrere il viaggio in perenne stato di distrazione.