E va bene l’ansia dei media nel conquistare clic sul web per puntellare bilanci non di rado traballanti o peggio. Ma quando arriva l’estate nelle redazioni la caccia al clic porta a battere anche la normalmente semideserta area della sicurezza stradale: si pensa che, essendo questa la stagione in cui si guida di più, diventi molto interessante qualsiasi possibile modifica al Codice della strada. Ma così si rischia di perdere i riferimenti, come sta accadendo in queste ora col vero o presunto inasprimento del Codice della strada con la sospensione immediata della patente per chi viene beccato a usare il telefonino mentre guida.
Stando a quanto si è letto anche su media qualificati (gli stessi che affermano di essere l’unico rimedio contro le bufale che abbondano sul web), nel giro di tre giorni si è passati dall’accantonamento della sospensione immediata al suo rilancio, accompagnato dal raddoppio della multa. Ma come stanno davvero le cose?
Per capirlo, occorre partire dalla primavera scorsa, quando ambienti governativi annunciavano un decreto legge estivo con inasprimenti su cellulare e sorpassi ai ciclisti. Si parlava di decreto legge perché da anni in Parlamento ci sono due disegni di legge praticamente impantanati: la delega al Governo per la riscrittura del Codice della strada e una mini-riforma (nota agli addetti ai lavori come Ddl Meta).
Poi l’estate è arrivata, del decreto legge si sono per ora perse le tracce e il Ddl Meta ha ripreso a marciare in sede referente in commissione Trasporti alla Camera, alleggerito di qualche parte che lo aveva impiombato per lunghi mesi. È nell’ambito del Ddl Meta che sono maturate le novità degli ultimi giorni.
Ciò vuol dire innanzitutto che per quest’estate, salvo un ritorno di fiamma dell’eventuale decreto legge, non se ne parla di inasprire le sanzioni sui telefonini: non risulta che si sia trovato un accordo politico per far lavorare la commissione Trasporti in sede legiferante, quindi bisognerebbe comunque passare dall’Aula (e le ferie agostane incombono). Men che meno si è trovato un accordo politico per blindare il testo nel successivo passaggio al Senato.
Inoltre, la storia del Ddl Meta (come quella di tanti altri Ddl) è costellata di lunghe pause che hanno seguito qualche settimana in cui i lavori in commissione avevano fatto qualche passo avanti. Come sempre, dipende dall’intreccio fra le posizioni personali dei parlamentari e l’azione più o meno impalpabile delle lobby. Così diventa impossibile sapere se si riuscirà davvero a far arrivare in porto il Ddl entro la fine della legislatura.
Il tutto senza contare che ormai, con l’evoluzione della tecnologia di bordo, è diventato molto difficile distinguere tra un guidatore che aziona i tanti comandi touch sulla plancia (compresi quelli della funzione “telefono” del sistema multimediale) e uno che tocca lo schermo di un telefonino agganciato alla plancia (magari con un semplice magnete).
Insomma, incertezza c’era prima e incertezza c’è anche ora che il Ddl Meta ha fatto qualche passo avanti. Alla fine, la notizia vera è questa. Ma, disgraziatamente, richiede un po’ di razionalità ed esperienza per capirla. E, soprattutto, fa conquistare pochi clic.