Da sabato scorso, 1° luglio, è possibile aderire alla prima class action europea contro il gruppo Volkswagen per lo scandalo del dieselgate: quella ammessa a maggio dal Tribunale di Venezia su richiesta di Altroconsumo. Per una volta, dunque, l’Italia fa da battistrada in Europa. Sarà molto interessante vedere come andrà a finire, visto che – secondo i calcoli che appaiono sull’ultimo numero di Quattroruote – per le “poche” vetture che ha venduto negli Usa il colosso tedesco ha dovuto già spendere in compensazioni ai clienti già 8 miliardi di euro mentre per i tanti esemplari che circolano in Europa non ha risarcito praticamente nulla. Una differenza stridente, che la dice lunga su quanto sia ancora poco favorevole ai consumatori la legislazione europea.
Ci sarà tempo dino al 1° ottobre per aderire alla class action di Altroconsumo. Poi la causa prenderà avvio e prevedibilmente sarà lunga e combattuta. Si tratterà soprattutto di dimostrare il danno patito con l’acquisto di vetture con sistemi di controllo emissioni truccati. Vale la pena osservare che il danno comprende una voce di cui finora si parla poco in Italia: il peggioramento del comportamento su strada dopo che l’auto viene sottoposta al richiamo predisposto dal costruttore e approvato dall’autorità tedesca Kba.
In Italia si è parlato soprattutto dei test che hanno dato risultati positivi, facendo credere che tutto sia a posto; Altroconsumo ha svolto sue prove che dimostrano il contrario ma non ha avuto molto seguito. Ma in altri Paesi (in prima fila il Regno Unito) la questione è ben più controversa e si sono organizzati anche gruppi di pressione. Ne riparleremo appena avrò tempo.