La galleria degli orrori dell’Atac ieri si è arricchita di un nuovo quadro: in quella che i “bravi giornalisti” definirebbero “la splendida cornice di piazza Venezia”, un autobus dell’azienda di trasporto pubblico di Roma parcheggiato al capolinea si è mosso all’improvviso, finendo contro una Smart in transito. L’autista non era a bordo e le porte erano aperte, per cui si presume che dovesse essere in funzione il sistema di frenatura di stazionamento (l’equivalente del freno a mano per le auto). Dunque, il sistema potrebbe aver ceduto per usura o essersi guastato.
Ciò riporta sotto i riflettori il problema delle manutenzioni scarse o fatte male (e pure con ruberie, si sospetta pesantemente) che pare una specialità dell’azienda. Ma attenzione: una settimana fa il nuovo direttore generale, Bruno Rota (appena arrivato da un’esperienza molto positiva all’Atm di Milano, dove è stato però silurato dall’attuale sindaco), in un dibattito al congresso nazionale del sindacato Fit-Cisl, ha fatto notare che c’è anche altro.
Si riferiva al comportamento degli autisti, che ignorerebbero le spie di avaria sul cruscotto per portare a termine le corse senza troppe complicazioni. Infatti, non è molto piacevole fermarsi (magari anche in vie strette creando problemi al traffico) gestendo passeggeri inferociti e attendere i soccorsi (che magari arrivano quando il turno di servizio dovrebbe essere già finito).