Ci è voluto un anno e mezzo, ma alla fine anche il Tribunale di Venezia ha ammesso la class action di Altroconsumo sui consumi bugiardi, che era stata promossa prima che scoppiasse il dieselgate e come questo scandalo dipende dal fatto che i test di omologazione sono acqua fresca rispetto alle condizioni di guida reale. La class action di Venezia riguarda proprio una Volkswagen, la diffusa Golf 1.6 TDI. L’altra class action di Altroconsumo per i consumi è in corso a Torino e riguarda la Fiat Panda 1.2.
Le adesioni alla class action contro Volkswagen stanno partendo in questi giorni. Il sito dell’associazione di consumatori riporta tutte le istruzioni per aderire all’azione.
Ma bisogna prepararsi a tempi lunghi: proprio oggi la Ue ha presentato un rapporto sull’andamento della giustizia nei Paesi membri e l’Italia come al solito ne esce male soprattutto per la lentezza delle cause civili. Quest’edizione del rapporto si occupa per la prima volta anche dell’accessibilità della giustizia ai consumatori e pure qui siamo messi male: oltre ai tempi lunghi (anche se meno di Francia e Polonia), scontiamo il fatto di non aver rimesso massicciamente la soluzione delle controversie ad autorità di tutela come l’Antitrust, per cui – come al solito – tutti ad affollarsi in tribunale (e poi ci si lamenta della pur effettiva litigiosità degli italiani). Per tacere del fatto che la legge italiana era stata fatta per limitare il più possibile i casi in cui è possibile intraprendere una class action.
In generale, dal rapporto emerge che la tutela del consumatore ha un livello molto variabile secondo il Paese. Lo vedremo anche nelle azioni che stanno partendo per il dieselgate, rese più difficili anche dalla vaghezza delle norme europee di omologazione dei veicoli, che hanno consentito prestazioni miracolose senza evidenziare il problema delle emissioni inquinanti. Anche per questo, alcune associazioni dei consumatori hanno avviato una campagna di comunicazione proprio a livello europeo.