Roma avrà 300 nuovi vigili. Non subito: bisogna ancora fare le prove d’esame e per vedere tutti in strada occorrerà attendere un annetto. Ma ormai possiamo dire che ci siamo, visto che è stata “addirittura” nominata la commissione giudicatrice. Un passo avanti notevole, se si considera che le procedure per bandire il concorso erano partite nel 2010. Poi l’affastellarsi di norme che l’Italia si regala da decenni – nel vano tentativo di dare trasparenza a situazioni in cui troppi hanno interesse a mantenere l’opacità – ha rallentato tutto.
Ora si dice che 300 nuovi vigili sono pochi. Il comandante, Diego Porta, ha dichiarato che gli attuali effettivi sono 5.820, contro gli 8.300 dell’organico teorico. Così per ogni turno si riescono a schierare in strada non più di 700 agenti. Un divario abissale rispetto alle potenzialità? Sì. Un divario giustificabile? Solo in parte.
La giustificazione è che – a furia di mancate assunzioni – l’età media è ormai alta e quindi molti non sono più idonei a scendere in strada. Vero. Se ne è lamentato la settimana scorsa anche il capo della Polizia di Stato, Franco Gabrielli, dicendo che ormai l’età media è vicina ai 50 anni (v’immaginate due cinquantenni alle prese con l’autore della strage di Berlino nel conflitto a fuoco di un mese fa a Sesto San Giovanni?).
Ma non nascondiamoci che tanti romani vedono vigili con la divisa del loro Comune chiacchierare tranquillamente. In strada come in ufficio. E diciamo che non sempre sono pause per riprendersi dall’innegabile stress che l’attività di un vigile comporta, se fata con impegno. Aggiungiamo che a volte anche chi s’impegna non è molto incentivato a farlo, dato il contesto: stiamo parlando della città di Mafia Capitale.