Non sapeva nulla, lui. Martin Winterkorn, per anni al vertice del gruppo Volkswagen, ha fatto catenaccio davanti alla commissione d’inchiesta parlamentare tedesca sul Dieselgate. Fosse vero che lui non sapeva, sarebbe gravissimo. Non potendolo verificare, limitiamoci ad aggiungere che oggi Winterkorn è un neo-pensionato da 1,1-1,2 milioni di euro l’anno, come ha rivelato la Bild. Una pensione che è frutto di anni in cui Winterkorn è stato il manager più pagato in Germania: si parla di cifre nell’ordine dei 15 milioni di euro l’anno.
A questo punto, la domanda è: bastano le dimissioni che Winterkorn dovette precipitosamente dare nell’autunno 2015, appena dopo lo scoppio del Dieselgate? La risposta definitiva arriverà solo dopo che tutte le questioni penali legate allo scandalo saranno state definite. Tutto si giocherà sul solito “il capo non poteva non sapere”. Intanto in galera, da Capodanno, c’è solo un manager che all’epoca dello scandalo lavorava negli Usa e che rischia addirittura l’ergastolo dalla giustizia americana.
Nel frattempo, però, questi sono in giorni in cui le persone più importanti del mondo sono riunite a Davos. E dall’esclusivo meeting svizzero arrivano articoli in cui filtra che questa classe dirigente si sta ponendo pensosa il problema del populismo e di quello che Repubblica definiva ieri il “nuovo disordine mondiale”. Pensate che la pensione di Winterkorn sia stata di aiuto per arginare l’ondata populista?