Le cronache sulle disgrazie abbondano quasi sempre di plausi ai soccorritori, ci parlano di eroi che non si fermano davanti a nulla. Idem i resoconti su presentazioni e cerimonie che riguardano forze dell’ordine, forze armate, pompieri e organizzazioni di soccorso in genere. L’effetto è rassicurante. E certamente sul coraggio e sulla buona volontà della maggior parte degli operatori non c’è spazio per il minimo dubbio, sia chiaro. Quanto alla preparazione, invece, il dubbio sorge.
L’ultimo caso è di queste ore: l’Asaps ha messo online una serie di consigli su come sfruttare al meglio le doti delle 4×4 di servizio per muoversi nella neve alta che in questi giorni sta mettendo in ginocchio l’Italia Centrale. L’autore si lascia scappare una frase illuminante: “Tuttavia, nulla può surrogare un buon corso teorico-pratico specifico per questi particolari veicoli, l’unica strada da percorrere per acquisire un livello davvero completo di preparazione e che, purtroppo, esula dal normale percorso formativo stabilito per il rilascio della patente di servizio“. Una conferma del fatto che le abilitazioni, spesso, sono di carta.
D’altra parte, quante volte abbiamo visto agenti autisti che hanno una posizione di guida a dir poco dubbia? Eppure per legge sono loro che possono infrangere le regole stradali per inseguire, soccorrere, accorrere sul luogo di un delitto… Ci aspetteremmo che tutti avessero fatto corsi di guida specifici. E invece alcuni sì, altri no. E anche chi ha avuto una preparazione non è detto che abbia ricevuto quella migliore: i corsi sono eterogenei. Inoltre, ci si dovrebbe esercitare ogni tanto, esattamente come si fa con l’uso delle armi. Ma non ci sono le risorse per curare anche questi aspetti.