Dietro la notizia della radiazione d’ufficio per 420 veicoli su cui non è stato pagato il bollo per tre anni consecutivi non c’è tanto una comune storia di evasione fiscale. C’è soprattutto la storia di decenni di riforme mai fatte. Non le riforme istituzionali che per una volta hanno appassionato sia la politica sia la gente comune in occasione dell’ultimo referendum, ma una semplice rivisitazione complessiva di tutte le procedure per espletare le pratiche necessarie a gestire legalmente i nostri veicoli: dalla loro nascita (immatricolazione e iscrizione al Pra) fino alla loro morte (demolizione, furto, esportazione).
Infatti, non di rado i mezzi su cui non viene pagato il bollo non esistono più o appartengono effettivamente a persone diverse da quelle che risultano ufficialmente. Gli archivi pubblici tutto questo non lo sanno e rilevano mancati pagamenti del bollo come se fosse tutta evasione. Prima si diceva che ciò era dovuto al fatto che gli archivi non si parlavano tra loro. Ma con lo Sta (Sportello telematico dell’automobilista) si parlano, dal 2004. E allora perché continuano a sfuggire così tante situazioni?
Il punto è che si è pensato agli archivi e alle pratiche solo in termini di assetto di potere, in nome della spartizione di competenze tra Pra e Motorizzazione che ha consentito a entrambi gli enti di sopravvivere e pazienza se nel frattempo l’uno non fa tutto quel che potrebbe, mentre l’altro non riesce più a garantire nemmeno servizi essenziali. L’accorpamento Pra-Motorizzazione, che pareva stesse riuscendo al governo Renzi prima della retromarcia per salvare Monza, è comunque inutile se non curiamo che tutte le procedure siano a prova di truffa. Per esempio, imponendo che nei passaggi di proprietà dell’usato intervengano contemporaneamente sia il venditore sia l’acquirente. Una vessazione burocratica? No: un obbligo necessario per stroncare i furbi che fregano gli onesti. E ora la tecnologia può superare anche le controindicazioni: consente di fare tutto a distanza, anche se l’acquirente sta a Bolzano e il venditore a Lampedusa.
Basta voler fare le cose seriamente. Riunendo tutti i protagonisti del sistema: Motorizzazione, Pra, Polizia, case automobilistiche, concessionari e commercianti, demolitori, agenzie di pratiche, meccanici e scusate se dimentico ancora qualcuno. Certo, ognuno di loro farà richieste di bottega. Ma l’abilità di un politico sta nel farsi consigliare da gente competente, saper trattare con tutti e alla fine fare una sintesi. Con onestà, senza pensare al tornaconto elettorale o tangentizio. Tutte cose che non si sono viste neanche nel tentativo di riordino più recente, la riforma Madia (che peraltro deve ancora essere attuata – c’è tempo solo fino a febbraio – e meno male che il ministro nel frattempo non è cambiato).
Chiediamo troppo? No, se pensiamo che riuscire nell’impresa vorrebbe dire garantire ai cittadini di non avere più patemi d’animo per l’auto venduta o rottamata, alle vittime d’incidente di capire chi è davvero responsabile del veicolo che li ha investiti, a Regioni e Province di capire chi deve pagare effettivamente bollo e Ipt e così via. Se tutto funzionasse, risparmieremmo tutti.