Perdonatemi l’indegna citazione di Enzo Tortora, delle parole con cui riapparve in tv dopo essere stato ingiustamente in carcere e poco prima di morire. Se ho lasciato questo blog a se stesso per due anni e mezzo, è stato anche perché – in fondo – mi sono sentito anch’io in carcere. Metaforicamente, s’intende. Anche perché oggi in un giornale, per far passare a un giornalista la voglia di fare bene il suo mestiere, basta ignorare le sue segnalazioni e metterlo a fare cose che non gli interessino. Che gli assorbano tempo ed energie, fiaccandone la volontà. Il risultato è questo. A prescindere dal fatto che dietro ci sia dolo, colpa o una legittima scelta organizzativa. Problemi di salute e famiglia hanno fatto il resto.
E così ho spiegato ai pochi affezionati il motivo della lunga assenza. Ora, di fronte alla crisi del Sole 24 Ore e alla relativa inchiesta giudiziaria di cui leggete qua e là, direi che è il tempo di tornare. O, perlomeno, di provare a vedere se tra tutto questo mi avanza tempo per darvi un servizio decente.
Il compito è facilitato dal fatto che, sotto sotto, il mondo funziona sempre allo stesso modo. Ne ho avuto la conferma definitiva tre settimane fa, sentendo la voce che ha interrotto il discorso di Virginia Raggi all’inaugurazione della Nuvola di Fuksas non appena la sindaca di Roma ha evocato ritardi e sovraccosti che ne hanno caratterizzato la costruzione: mi sono ricordato della rumorosa contestazione che subii sempre a Roma da un alto dirigente Anas non appena, a un convegno, evocai al suo presidente, Pietro Ciucci, lo stato pietoso in cui si trovava la superstrada E45. Che sgarbo! Un’infrazione alle regole non scritte che la classe dirigente si dà per celebrare i suoi affari con i suoi riti a uso esterno. In realtà, avevo la sola colpa di aver detto che il re era nudo. Lo ha confermato il collega Daniele Martini (“Scippo di Stato – Così ci hanno rubato strade, ferrovie, Poste e servizi essenziali”), che nel suo ultimo libro si è permesso di scrivere che nell’era Ciucci l’Anas ha deliberatamente tenuto quella superstrada in quelle condizioni, evidentemente per creare uno stato di emergenza che doveva portare a far diventare l’itinerario Orte-Venezia un’autostrada da affidare in project financing (di quelli all’italiana, in cui i privati ci mettono i soldi e poi però le casse pubbliche tappano i buchi) ad amici importanti (cosa di cui è emersa traccia nell’inchiesta giudiziaria che a marzo 2015 ha portato alla defenestrazione di Maurizio Lupi dal ministero delle Infrastrutture). Avrei tanto voluto leggere una smentita, ma invece finora…
Tra le cose di cui tornerò a parlarvi più volentieri, ci sono le colpe delle case automobilistiche. Il dieselgate ha mostrato al mondo quello di cui gli addetti ai lavori erano consapevoli. Da allora (settembre 2015) è iniziata una lenta e raffinata rimonta per far riguadagnare immagine all’intero settore. Parlo dell’intero settore e non del solo gruppo Volkswagen, perché tutti i costruttori hanno accettato i limiti stringenti imposti loro sulle emissioni inquinanti in Usa (e poi anche in Europa) in cambio di scappatoie che consentissero di non rispettarli in molte condizioni di uso normale del veicolo. Questo ci dicono i test svolti dalle autorità di alcuni Paesi, in particolare la Francia, su auto di varie marche. E non a caso tutti si sono affrettati a precisare che – contrariamente a quanto emerso con le Volkswagen dello scandalo – non c’è nulla di illegale: lì c’è un software che riconosce quando l’auto è su un banco a rulli per i test di omologazione e per questo è proibito, qui invece le centraline alterano momentaneamente i parametri di funzionamento dei motori per proteggerli quando le condizioni d’uso si fanno proibitive (per esempio, con certe temperature) e ciò è consentito. Però poi accade anche che i parametri vengano modificati nonostante le condizioni non siano particolarmente critiche. Tanto che la Renault, scoperta da un blitz del suo ministero dell’Ambiente, ha dovuto richiamare alcuni suoi modelli. Siamo sicuri che sia stata solo una distrazione?
ps: citavo Virginia Raggi per cronaca, non perché voglia appoggiare il M5S. Che spesso ha il merito di scoperchiare pentoloni che nessun altro ha il coraggio, ma non di rado si lascia scappar di bocca corbellerie imbarazzanti. Una ve la scriverò a breve, in un prossimo post…