Il metodo di rilevazione è cambiato, il risultato no: le polizze Rc auto italiane sono le più costose d’Europa. E a nulla serve il fatto che, complice la crisi, i prezzi sono in discesa costante ormai da un anno. Così sono solo due i fatti nuovi che emergono dai dati presentati ieri dall’Ivass IVASS – CONSIDERAZIONI FINALI e IVASS – RELAZIONE (l’autorità di vigilanza) e basati per la prima volta sui premi effettivamente pagati da un campione significativo di cittadini.
Prima di tutto, solo il 5% degli italiani sborsa una cifra paragonabile con la media europea: 250 euro. Il prezzo medio nazionale è all’incirca doppio.
Il secondo fatto è che al Sud, dove è maggiore il rischio di frodi, il mercato è nelle mani solo di poche compagnie. Che non sanno distinguere tra virtuosi e disonesti, quindi chiedono a tutti cifre considerevoli. Una concausa che spiega perché ormai il 10% dei veicoli non ha l’assicurazione obbligatoria.
Le leggi con misure antifrode e altre novità per risparmiare sul costo dei risarcimenti sono impantanate da febbraio tra Governo e Parlamento e non lasciano intuire sviluppi immediati: troppi interessi contrapposti, troppe inerzie da tutte le parti. Così, anche quando saranno varate, probabilmente nasceranno da compromessi che le depotenzieranno. E resteranno le scorciatoie seguite dai più furbi e dai più potenti.
Nel frattempo, le uniche cose che si muovono stanno nelle prassi seguite dalle compagnie più grandi. Per esempio, le Generali hanno lanciato il Siva, tempario che taglia del 30% i tempi di lavoro che la compagnia intende riconoscere ai carrozzieri, sollevando ovviamente una rivolta. Difficile distinguere torti e ragioni: i tempari sono una materia molto scivolosa (si riferiscono perlopiù a vetture nuove – quindi in buone condizioni, su cui lavorare è più facile – nelle mani di riparatori bravi e ben attrezzati), soggetta a tante modifiche nel tempo e da considerare in abbinata al costo orario della manodopera (che peraltro attualmente non sempre riflette bravura e attrezzatura dell’operatore). Occorrerebbe un’operazione-trasparenza. Ma, appunto, ci sono troppi interessi contrapposti e troppe inerzie.