Il bus aveva i freni fuori uso, la barriera del viadotto aveva problemi agli ancoraggi. Non roba da poco, ma “forti criticità”, come scrive l’Ansa, che a proposito degli ancoraggi parla di “gravi compromissioni”. Questo è il succo delle perizie dei tecnici nominati dalla Procura di Avellino sulla strage del viadotto Acqualonga, diventate praticamente pubbliche perché notificate agli indagati e alle parti civili. Dunque, sono confermate le valutazioni e le notizie che avete potuto leggere su questo blog – e in parte sul Sole 24 Ore – già dai giorni immediatamente successivi all’incidente. A suo tempo, vi ho anche raccontato che quelle barriere compromesse erano state lasciate lì anche dopo la riqualificazione delle barriere dell’intero tratto Napoli-Avellino, che rientra fra gli investimenti che Autostrade per l’Italia si è impegnata a fare lo scorso decennio per mantenere la concessione (e che concorrono a far scattare i rincari dei pedaggi che paghiamo ogni anno): il gestore non ha ritenuto di intervenire su quelle decine di metri la cui sostituzione sarebbe costata quattro-cinque volte di più rispetto agli stessi metri di un comune tratto di pianura. Ma, soprattutto, nessun controllore gliene ha mai chiesto conto.
In particolare, dalla notizie appena lanciate sulla perizia è confermato che il bus ha quasi strisciato contro la barriera, più che urtarvi: l’angolo d’impatto ricostruito dai periti e dalla squadra specializzata della Polizia stradale è molto basso, quindi piuttosto sopportabile per una barriera da viadotto (cioè di una delle classi massime di prestazione) che sia in buone condizioni e montata bene. Un dispositivo di sicurezza del genere dovrebbe trattenere anche mezzi ben più pesanti di un bus, come i tir. Certo, resta l’incognita della velocità, che se molto elevata va ad eccedere le capacità contenitive della barriera: le anticipazioni filtrate sulle agenzia non ne parlano, però danno conto di un primo urto sul bordo strada prima del viadotto e poi di 14 collisioni del bus con altrettante vetture. Solo dopo tutto questo il mezzo ha urtato la barriera di Acqualonga.
Confermato pure che il collegio di periti scelto da Autostrade per l’Italia accredita l’ipotesi secondo cui gli urti contro quest’ultima barriera sarebbero stati ben tre, concentrati in pochissimi metri. In queste condizioni, anche un dispositivo perfetto cederebbe. Tra i periti di parte e quelli dei pm ci sono stati “accesi diverbi”.
Tutto questo non deve far dimenticare che tutto è partito da un’avaria che ha preso tutti e tre i sistemi frenanti del bus, revisionato quattro mesi prima ma in modo probabilmente falso.
Dunque, un concentrato di gravi carenze che riguardano sia l’infrastruttura sia il veicolo. Su entrambe è competente il ministro delle Infrastrutture e trasporti, Maurizio Lupi. Che ha esibito qualche dichiarazione di circostanza, durata giusto fino ai funerali delle 40 vittime e concentrata sui due anelli più deboli della catena (il proprietario del bus e la Motorizzazione, responsabili delle revisioni), risparmiando miracolosamente il colosso Autostrade per l’Italia. Poi, iniziata la campagna elettorale, Lupi si è abbondantemente esibito in materia di strisce blu e, a sproposito, sui finti autovelox. Sulle gravi carenze che abbiamo appena descritto, silenzio di tomba, anzi piena fiducia ai controllori del suo ministero. Che non hanno aperto nemmeno un’inchiesta di maniera sulle barriere.
Poi ci si lamenta della supplenza della magistratura rispetto agli altri poteri dello Stato…