A Napoli ci sono strisce pedonali nuove che si stanno staccando dall’asfalto e, ironia della sorte, questo succede a un passo dalla facoltà di Ingegneria, dove insegnano a fare le opere pubbliche. A Roma, invece, un affezionato lettore mi racconta che ogni giorno percorre lo stesso tragitto e per questo può contare quanto durano le strisce per terra appena rifatte: circa una settimana, poi iniziano irrimediabilmente a scolorire. Passando alla segnaletica verticale, a Milano ci sono voluti tre anni per rimpiazzare un cartello. Come li fanno i lavori pubblici in Italia? Chi controlla? Come controlla?
Domande che ci facciamo da anni, perché le denunce si ripetono. Qualche squarcio di verità trapela quando deflagrano inchieste giudiziarie, come quella di queste settimane sulle opere per l’Expo 2015 a Milano: pensate che che i soldi pagati in tangenti vengano recuperati in modo diversi dal lesinare sulla qualità? Altri squarci vengono faticosamente alla luce quando si verificano tragedie come quelle di Acqualonga, ma lì non è detto che arrivino sui media.
In tutto questo, Maurizio Lupi si candida alle elezioni europee, ben conscio del fatto che tanto sceglierà comunque di restare ministro delle Infrastrutture (così fan tutti). Lo slogan che ha scelto è “Muoviamoci”. Appunto, signor ministro: si muova.