Il viceministro delle Infrastrutture, Riccardo Nencini, ha ribadito che l'accorpamento Pra-Motorizzazione s'ha da fare: ora non ci sono più solo le roboanti interviste, ma anche le parole pronunciate in meno mediatici incontri con le rappresentanze sindacali. E allora continuiamo a chiederci che cosa ci guadagneremmo noi cittadini-sudditi. Stavolta analizziamo la situazione della Motorizzazione. Che, anche al netto degli scandali giudiziari provocati da non poche mele marce evidentemente inamovibili e in grado di far vergognare e sfiduciare i colleghi, è in difficoltà: non riesce a fare tutto quello che dovrebbe.
Teoricamente, dunque, ben venga l'accorpamento. Però molte delle cose che la Motorizzazione non riesce a fare sono specialità per tecnici, mentre il personale del Pra ha competenze più giuridiche. Per esempio, ce lo vedete un esperto di Codice civile e atti notarili in genere a revisionare un mezzo pesante? Eppure ce ne sarebbe bisogno: ci sono province in cui la Motorizzazione può schierare solo tre tecnici e un operaio: da solo deve passare tutto il parco circolante oltre le 3,5 tonnellate, quello che se si ferma sono danni seri per le imprese.
Non è tutto: più la Motorizzazione si svuota di personale, più diventano complicate le norme di cui essa deve garantire l'applicazione. Sono due fenomeni slegati l'uno dall'altro, ma la loro somma rischia di diventare devastante.
Spesso sono le nuove direttive europee a mettere sotto pressione il sistema. Pensiamo a quelle sulla patente, in vigore dal gennaio 2013 ma capaci di creare scompiglio già nei due anni precedenti. E ancora oggi negli esami di guida i metodi e la loro applicazione sono da mettere a punto, soprattutto per le patenti A (che richiedono pure strutture non presenti ovunque, tanto che di fatto la prova è uguale a quella da sostenere per un semplice ciclomotore).
Sempre in materia di patenti, ci sono da mettere a punto esattamente le procedure per le loro revisioni, sia quelle legate a motivi di salute sia quelle legate a sospetta incapacità tecnica (dopo incidente) o sanzione (azzeramento dei punti).
Ci sono poi da assicurare i controlli sull'idoneità delle sempre più tecnologiche attrezzature imposte alle officine autorizzate per la revisione dei veicoli leggeri. Deve farli lo stesso personale che deve perdere tempo per i collaudi dei veicoli cui si apportano modifiche (articoli 75 e 78 del Codice della strada): test sacrosanti in teoria, ma inutili nella pratica perché ormai in gran parte riguardano aspetti che poco hanno a che fare con la sicurezza (trasformazioni da autovettura ad autocarro ai fini fiscali, depotenziamenti di motocicli per consentirne la guida a conducenti con patenti A2, aggiunta di nuove misure delle gomme con nulla osta della casa costruttrice).
In questa situazione, da luglio si aggiungeranno le competenze piene sul trasporto merci. E ovviamente bisognerà continuare a garantire i laboriosi controlli dei veicoli merci su strada e dei tempi di guida.
Quanti attuali dipendenti del Pra si potranno davvero adibire a questi compiti? Come si farà la necessaria riqualificazione? Quanta voglia avranno gli interessati di portarla a termine con profitto.