Piano con gli entusiasmi: la ripresa degli ecoincentivi statali, prevista per il 6 maggio, non ci cambierà la vita, né dal punto di vista ambientale né da quello della ripresa del mercato dell'auto. Certo, al ministero dello Sviluppo economico si sono dati da fare per aggiustare il tiro per evitare che anche quest'anno i fondi restino inutilizzati. Ma non avevano grossi margini di manovra per eliminare l'incrocio di due vincoli che sinora ha reso inutile la misura: la prevalenza dei fondi riservati alle aziende su quelli accessibili ai privati cittadini e la tagliola per le aziende, che dei fondi possono fruire solo nell'improbabile caso in cui abbiano da rottamare un vecchio veicolo.
Sono vincoli presenti nella legge istitutiva degli incentivi, concepita nel 2012 (in pieno governo Monti, con spread a 500) con una dote finanziaria scarsissima. Se si fossero concepiti incentivi con meno vincoli, i soldi sarebbero finiti in pochi minuti.
Poi però al ministero si sono accorti che così le risorse destinate alle aziende non potevano essere spese e a fine 2013 hanno provato a far passare emendamenti alle legge, ma senza successo. Così non hanno potuto fare altro che cambiare quel poco che la legge vigente consentiva di modificare. Sostanzialmente, hanno allargato la fetta per i privati che comprano vetture con emissioni di CO2 fino a 95 g/km.
Tradotto in pratica, significa incentivare in modo apprezzabile solo le auto elettriche, quelle ibride e quelle a metano, cioè le uniche in grado di restare dentro questa soglia di emissioni. E anche le uniche le cui vendite sono già in crescita senza bisogno di incentivi, perché l'offerta di nuovi modelli (partendo dall'assortimento desolante che c'era fino a pochissimi anni fa) viene ampliata dalle case automobilistiche. Tanto che il fascicolo di Quattroruote appena uscito in edicola dedica alla crescita dei modelli a metano uno dei suoi articoli principali (e non è solo perché c'è da presentare al pubblico la nuova Audi A3 a metano, su cui gli investimenti pubblicitari del costruttore sono interessanti per una rivista specializzata, tanto da far meritare a questo modello la copertina). E, come spiega chiaramente il mensile, le case automobilistiche non hanno certo ampliato l'offerta per andare dietro agli incentivi italiani, ma per uscire il più possibile indenni dai futuri limiti alla CO2 fissati dalla Ue.
Dunque, si vanno a incentivare acquisti che già la gente stava facendo spontaneamente. Difficilmente si attireranno altri clienti, per ragioni un po' pratiche (il metano comporta ancora sacrifici nei bagagliaio ed è poco reperibile in alcune zone) e un po' economiche (elettriche e ibride hanno ancora prezzi da sballo rispetto a vetture tradizionali di pari caratteristiche, quindi ci vorrebbero contributi statali ben più consistenti). Così anche il numero di auto "ecologiche" fatto entrare in circolazione non cambierà di molto rispetto a quello che sarebbe stato senza incentivi.
Alla fine, si rischia che l'unico effetto tangibile sia la corsa al bonus statale da parte di chi magari l'auto l'avrebbe comprata verso fine anno e ora anticipa l'acquisto per approfittare della disponibilità degli aiuti pubblici, destinati ad esaurirsi in pochi mesi. Quindi, i concessionari faranno fatica nell'immediato ad evadere gli ordini, tornendo a girarsi i pollici tra qualche mese. E il consuntivo di fine anno non si discosterà di molto da quello che sarebbe stato senza incentivi.