Che male c'è ad accettare una sponsorizzazione? C'è anche questo, tra i fatti su cui s'indaga da tempo e che stamattina hanno portato agli arresti domiciliari l'ex-comandante della Polizia locale di Roma, Angelo Giuliani, e i vertici della Sicurezza & Ambiente, la società che si era aggiudicata il discusso appalto sulla rimozione dei veicoli incidentati e il ripristino delle strade dopo un sinistro. Le sponsorizzazioni ad attività e pubblicazioni di categoria sono storicamente al centro di inchieste giudiziarie, anche legate alla fornitura di autovelox, telecamere per semafori e affini. E in effetti non è un mistero che fin dai tempi di Tangentopoli uno dei modi per ricostruire legami, leciti o illeciti, è girare per gli eventi di settore è curiosare tra gli stand.
Ma non è detto che arrivino condanne penali: per quelle servono prove circostanziate e la dimostrazione che una cosa che per il comune senso dell'etica è inopportuna sia anche una violazione di legge (e le due cose molto spesso non coincidono: non è una questione di qualità delle indagini, il fatto è che legge e morale devono necessariamente divergere). Non solo: con la crisi, gli sponsor si affacciano di fatto anche nelle attività dello Stato. Non parlo solo di restauri e cose simili, ma anche di attività della Polizia stradale. Che, per esempio, non sarebbe riuscita a portare avanti il suo bel programma Icaro di educazione stradale se non avesse la sponsorizzazione della Fondazione Ania. O che fa giuste campagne sull'importanza delle gomme per tutti e dell'abbigliamento tecnico per motociclisti (tute, paraschiena eccetera) col contributo dell'industria. Si può arricciare il naso, ma finora nulla di illecito è emerso.
Nel caso di Roma, comunque, c'è da considerare un altro aspetto. Che prescinde dalle polemiche sollevate sulla stampa locale riguardo all'attività di Sicurezza & Ambiente. Il problema sono le iniziative imprenditoriali di chi ha creato quella società: tutte legate all'ambiente del soccorso stradale e delle depositerie di veicoli sequestrati, nessuna con grandi esiti. Tra gli addetti ai lavori questo è noto da almeno una quindicina d'anni, tanto che si è sviluppata una certa diffidenza. Che è riemersa l'estate scorsa, perché l'azienda in questione era vista in pole position se fosse andato in porto il progetto governativo sulla privatizzazione degli incidenti. Non a caso, il progetto fu molto criticato e questo finì con l'affossarlo.
Ora Giuliani dovrà spiegare perché non lo sapeva. O, se lo sapeva, quale ragione superiore (per esempio, un obbligo di legge) c'era per affidare un servizio così importante a chi non godeva di buona fama.