L'unica fortuna è che, a quanto mi risulta, il decreto ministeriale attuativo sta per arrivare davvero, dopo più di tre anni e mezzo. Per il resto, la vicenda della devoluzione di metà dei proventi autovelox all'ente proprietario della strada perché la metta in sicurezza sta degenerando dal complicato al comico: da Natale a oggi, due note ufficiali, del ministerro dell'Interno e dell'Anci (View this photo, View this photo, Download 120 10 Anci no devoluzione se no Dm), hanno fatto capire che nei fatti resta ancora inapplicabile, nonostante l'emendamento decisionista con cui la commissione Finanze della Camera volle imporne (nella primavera 2012, convertendo in legge il decreto sulle semplificazioni fiscali, notoriamente estranee alla materia autovelox) l'entrata in vigore anche senza decreto attuativo.
La comica sta innanzitutto nelle circonvoluzioni di linguaggio delle due note, che – come nella più radicata delle tradizioni della nostra burocrazia – preferiscono dire e non dire, per non trovarsi poi spazzate via da una decisione della magistratura o della politica. E forse anche per non prendersi responsabilità.
Poi fa sorridere anche quello che – dopo la necessaria traduzione dal burocratese – le note sembrano dire. In sostanza, il perentorio emendamento approvato due anni fa nel Dl semplificazioni fiscali si è dimenticato di abrogare alcune parti della norma originaria (l'articolo 25 della riforma del Codice della strada, legge 120/2010, che modificava l'articolo 142 del Codice). Il risultato sarebbe che la devoluzione di metà dei proventi non può ancora scattare, perché rimane stabilito che parta "dal primo esercizio finanziario successivo all'approvazione del decreto", però la decurtazione del 90% dei proventi prevista per gli enti locali che non documentano come usano i proventi stessi è in vigore.
Ci si chiede che cosa dovrebbe contenere la relazione, visto che dovrebbe dar conto di un meccanismo ancora in buona parte inapplicabile.