A prima vista sembra una retromarcia del Governo. Ma in realtà la smentita di ieri sera alle voci di abolizione del superbollo sulle auto potenti che si erano sparse all’ora di pranzo non cambia nulla rispetto a quello che già si sapeva: la cancellazione della tassa è allo studio da mesi e non arriverà così rapidamente.
Se ne parla perché dall’autunno c’è al ministero dello Sviluppo economico un tavolo con le associazioni di settore per limitare la pressione fiscale che ha asfissiato il mercato (e fatto arrabbiare molto la Ferrari, il cui presidente Luca di Montezemolo ancora su "Quattroruote" di questo mese ha sottolineato i risultati negativi che sta avendo per la prima volta in Italia proprio per colpa del fisco). La prima misura che potrebbe arrivare è proprio l’abolizione del superbollo. Già in partenza aveva un gettito previsto ridicolo (170 milioni), quello effettivo si è rivelato ancora inferiore (60 milioni). In più, lo Stato ha perso su Iva e altre tasse non incassate perché molti italiani hanno venduto le loro auto potenti e altri le hanno ritargate all’estero per sfuggire a superbollo e redditometro. Operazioni fatte con l’assistenza di società che si offrono sul web, senza ipocrisie. Senza contare l'iniquità e i dubbi applicativi mai chiariti.
Si stima che lo Stato – tra superbollo previsto e non incassato e altre tasse che avrebbe introitato se col superbollo non avesse depresso il mercato – ci perda 170 milioni all’anno. Quindi ha anche interesse ad abolire il superbollo. Ma formalmente non può ancora: i giochi della contabilità pubblica non lo consentono. Inoltre, l’anno nuovo è già iniziato e un’abolizione in corsa creerebbe il problema dei rimborsi. A questo punto, è probabile che l’abolizione abbia effetto dal 2015.