Con l'esodo di Natale si rivede tanto traffico anche in autostrada, dopo un autunno che ha confermato la "bonaccia" dovuta alla crisi. Dunque, in questi giorni molti italiani tornano a rivedere carreggiate piene di veicoli, un incubo normalmente riservato solo ai pendolari delle metropoli. E si sentono raccomandare di mantenere la distanza di sicurezza. Raccomandazione giustissima, per carità. Ma assolutamente impraticabile quando c'è traffico: si bloccherebbe tutto.
Infatti, per viaggiare davvero sicuri, dovremmo lasciare tra noi e il veicolo che ci precede un tempo di 5- secondi, che è quello mediamente necessario per arrestarsi partendo dai 130 km/h. Solo così saremmo certi di poterci fermare in tempo nel caso in cui chi ci precede sbatta improvvisamente contro un altro veicolo o un ostacolo che lo fa schiantare sul posto. Ma ora provate a immaginare un'autostrada con un flusso di traffico così diluito: molti resterebbero fuori a guardare, esclusi da questo esasperato "effetto contagocce". Un po' come quando c'è nebbia in un aeroporto: i controllori di volo aumentano i tempi tra il movimento di un aereo e quello del successivo (le cosiddette "separazioni") e così cominciano ad accumularsi pesanti ritardi.
Certo, abbiamo descritto la situazione peggiore, quella del maggior rischio possibile, che spesso è solo teorico: di fatto, può verificarsi senza che chi viene da dietro se ne accorga solo nei casi in cui qualcosa di pesante piomba improvvisamente sulla carreggiata (accade soprattutto quando un veicolo sfonda lo spartitraffico).
Così si accetta una buona parte del rischio (quella considerata poco probabile) e si ritiene sufficiente mantenere una distanza equivalente al tempo di reazione. Il principio è semplice: se succede qualcosa, il guidatore davanti frenerà prima lui e io dovrò solo essere pronto a fare altrettanto. Questa prontezza si concretizza in un tempo di reazione che varia molto da persona a persona e può essere influenzato anche da problemi temporanei (stanchezza, condizioni di visibilità, caratteristiche del veicolo eccetera). Convenzionalmente si indica un tempo di reazione di un secondo.
Tradotto nel nostro viaggio, in mancanza di strumenti e dispositivi di bordo che indichino la distanza o la mantengano in automatico (come i rari cruise control attivi, gli Acc), significa tenere sott'occhio chi ci precede, individuare il momento in cui passa in corrispondenza di un punti di riferimento (un segnale, un'ombra, un cavalcavia eccetera) e subito mettersi a contare lentamente: "uno, due". Solo dopo il "due" dovrete arrivare voi a traguardare quello stesso punto di riferimento.
Se provate a farlo in mezzo al traffico, anche tralasciando il fatto che rischiate di distrarvi rispetto a tutto il resto cui invece dovreste badare per guidare sicuri, scoprite che riuscirci è una pia illusione: tutti viaggiano più attaccati di quanto questo conteggio suggerisca. Non solo nei "rodei" che si vedono in Italia (pure quando c'è il Tutor, che non mi pare abbia influito molto sul mantenimento della distanza di sicurezza), ma pure in Paesi generalmente più disciplinati, come Svizzera e Germania. D'altra parte, quando c'è traffico, l'istinto suggerisce a tutti di serrarsi, il che aumenta anche la capacità teorica della strada, proprio quella capacità di smaltire i flussi veicolari di cui c'è tanto bisogno in momenti del genere. Quindi, la raccomandazione sulla distanza di sicurezza diventa pura ipocrisia.
La verità vera è che il problema non è risolvibile. Cerchiamo almeno di limitarlo, guardando il più possibile ben più in là rispetto al veicolo che ci precede, in modo da anticipare le eventuali frenate che il flusso di traffico richiederà. Il tutto sperando di non avere davanti un furgone, un monovolume, un suv o un crossover, che non la loro altezza (e spesso larghezza) "fuori catalogo" fanno muro rispetto alla vista di chi guida un'auto normale.
Ps: qualcuno obietterà che marciare serrati comporta lo stesso la formazione di una coda anche al minimo rallentamento, perché il distanziamento insufficiente induce chi segue a frenare più del necessario e così il numero X della sequenza frenerà fino a fermarsi, bloccando tutti quelli dietro. Come sapete, poi ci vuole almento qualche secondo per poter ripartire. Tutto vero. Però sono peggiori le code che si creerebbero in entrata per i veicoli che non riescono a inserirsi in un teorico flusso dove le distanze venissero rispettate rigidamente.