La maxi-perizia sul viadotto della strage è finita senza che i periti si trovassero d'accordo. Anzi, l'agenzia Agi parla di "accesi diverbi" sulla ricostruzione di come il bus della morte ha urtato la barriera del viadotto Acqualonga della A16, prima di precipitare facendo 40 morti. Sul Sole 24 Ore di domani spiego che probabilmente un accordo pieno non si troverà mai, perché le indagini resteranno monche di un elemento fondamentale per capire inequivocabilmente a che velocità è avvenuto l'urto ( Download EstrazionePdf).
D'altra parte, passata l'emozione per le 40 vittime e gli orfani che hanno lasciato, ora è guerra di interessi. Chiunque può capire che la posta in gioco è molto alta, ma in realtà lo è ancora di più: il bus era assicurato per il minimo di legge. Cinque milioni, come richiede la direttiva europea vigente, che non distingue un bus con a bordo 60 persone da un motorino, che può fare danni infinitamente minori. Così sarà impossibile che l'assicurazione del bus copra tutti i danni e si punterà a dimostrare che la responsabilità maggiore dell'esito così grave dell'incidente è di Autostrade per l'Italia, che sicuramente è più solvibile.
Fin dal primo momento, quando tutti puntavano l'attenzione sulle condizioni del bus, ho indicato che la colpa era anche del guard-rail. Da anni vi segnalo che le autostrade potrebbero essere tenute meglio. E, quanto alla tragedia di Acqualonga, ho aggiunto che moralmente è giusto chiedere a un colosso come Aspi maggiori garanzie di sicurezza rispetto a un'aziendina familiare come quella proprietaria del bus, che cerca di campare alla periferia di Napoli trasportando gitanti sui suoi mezzi forzatamente vecchi. Ma di qui a dire che, dal punto di vista penale, la responsabilità di Aspi sia maggiore rispetto alla Mondo Travel dei fratelli Lametta ce ne corre.
Ecco perchè sarebbe importante che le indagini che porteranno al processo dispongano del pezzo mancante di cui vi dirò sul Sole di domani.