A furia di vederlo su tutti i media, lo hanno capito anche le pietre: l'edizione del Salone di Francoforte in corso in questi giorni segna il boom delle auto ibride. Ma in fondo questa è una tendenza che suggeriscono i comunicati stampa di case automobilistiche sempre più preoccupate di tenere desta l'attenzione di mercati europei saturi e in crisi e di non subire troppe penalizzazioni dalla Ue per la quantità di CO2 emessa da ogni esemplare che vendono. Cose che agli automobilisti, nell'immediato, non interessano molto: le novità di questo Salone faranno certo alzare la quota dell'ibrido sul mercato, ma non sono ancora tali da renderlo popolare come i sistemi di propulsione tradizionali. E allora diciamo due cosette sulle vetture più tradizionali, quelle che la maggior parte di noi finirà con l'acquistare se dovesse cambiare auto. Scopriamo che qui l'attenzione all'ambiente, che l'ibrido consente di sbandierare, cala bruscamente.
Infatti, quasi nessuno sta notando che le Euro 6 a benzina e (soprattutto) a gasolio sono ancora mosche bianche nei listini dei costruttori, nonostante manchino appena un anno all'entrata in vigore di questo standard antinquinamento sui modelli di nuova omologazione e due anni per l'estensione dell'obbligo a tutti gli esemplari venduti nuovi. Viceversa, i resoconti web (spesso tratti pari pari dai comunicati dei costruttori, a ulteriore dimostrazione che il giornalismo boccheggia pericolosamente riempendo spazi con contenuti che il lettore può prendere direttamente dai siti delle case) parlano di adeguamenti a Euro 5+. Qualcuno, come il comunicato Fiat sulla Giulietta restyling, si spinge fino alla temeraria formula "Euro 6 ready".
Tradotto, significa che le case automobilistiche stanno faticando (anche economicamente) a star dietro a standard che già si sapeva essere costosi, soprattutto per le diesel medie e grandi che potrebbero aver bisogno di un ulteriore catalizzatore (Denox) per ottenere l'abbattimento cospicuo degli ossidi di azoto imposto dai nuovi standard. Così si rifugiano nell'Euro 5+, versione inseverita dell'Euro 5 normale, che passerà di attualità in meno di due anni, lasciando i clienti alle prese con i soliti problemi di blocchi del traffico.
Insomma, va detto che non è certo un affarone. E che non va troppo meglio con l'"Euro 6 ready" promesso dalla Giulietta: a parte i rischi di pubblicità ingannevole, molto probabilmente, chi vorrà adeguare il motore agli standard Euro 6 dovrà pagare interventi di aggiornamento non leggeri, certo non più leggeri di quelli che furono necessari cinque anni fa sulle Fiat Bravo Euro 5 ready, che per diventare Euro 5 davvero avevano bisogno di un cambio di centralina o di una riprogrammazione del software.
A proposito di Giulietta restyling, vi segnalo che finalmente hanno eliminato dal volante le razze "taglienti" per i pollici: è bastato ridisegnarle come sulla meno pregiata Fiat Punto, ma ciò non è stato sufficiente a far estendere questa banale modifica all'Alfa Mito, anch'essa appena ristilizzata. Quindi chi la compra dovrà sempre rassegnarsi a cambiare spesso posizione dei pollici e a non stringere troppo le razze nemmeno nella guida più impegnata, come se fosse al volante di una Lancia di metà anni Ottanta.
D'altra parte, sui volanti cascano un po' tutti: è da quasi dieci anni che, col diffondersi dei comandi sulle razze, i clacson sono tornati confinati al centro e quindi sono quasi irraggiungibili senza staccare le dita dalle razze stesse. Con l'aggravante che ora c'è l'airbag che rende duro schiacciare il clacson e quindi in emergenza non possiamo praticamente più fare affidamento sull'avvisatore acustico. Un'involuzione che nessuno denuncia. Stava resistendo solo la Mercedes, ma tra restyling e ultimi modelli hanno deciso di risparmiare sui volanti anche loro.
Infine, un accenno alla Lancia: leggerete parole che trasudano glamour sulla nuova versione S della Voyager (ex-Chrysler) e sul model year 2014 della Delta. In verità per gli appassionati la notizia è una sola: la delta dà l'addio al biturbo diesel da 190 cavalli, col quale ha inutilmente cercato di lottare contro la concorrenza tedesca ma che comunque dava un minimo di soddisfazione al solo nominarlo.