Diciamolo chiaro: la privatizzazione degli incidenti, che dovrebbe essere varata oggi dal Consiglio dei ministri, non convince. Quindi è auspicabile che il Parlamento modifichi il testo che uscirà da Palazzo Chigi (e che nel frattempo non entrerà in vigore, perché si tratta di un disegno di legge e non di un decreto-legge).
Ecco i punti che non convincono:
– la rilevazione degli incidenti senza morti né feriti diventa un'esclusiva dei privati, per cui paradossalmente se una pattuglia interviene a sedare una rissa tra i guidatori coinvolti deve poi alzare le mani quando c'è da verbalizzare il sinistro;
– l'esperienza (e le frodi) insegnano che non di rado, in un incidente che sembra danneggi solo i veicoli, l'indomani spuntano lesioni, ferite e malanni vari, che quindi avrebbero richiesto l'intervento delle forze dell'ordine (la bozza di disegno di legge governativo ne tiene conto solo in parte e comunque il problema è di fatto irrisolvibile con qualsiasi norma);
– è vero che gli ausiliari sarebbero inquadrati come pubblici ufficiali e quindi in caso di errori o corruzione rischierebbero praticamente quanto un agente delle forze dell'ordine, ma nei corpi di polizia c'è maggior controllo su quello che fa il personale e quindi ci sono anticorpi più efficaci per far venire a galla la corruzione (almeno a livello di singolo reparto, c'è più "controllo" reciproco tra colleghi);
– gli incidenti rilevati dalle forze dell'ordine confluiscono (sia pure a fatica) nei dati Istat, mentre ora – come giustamente nota Stefano Giannini, della Polizia Roma Capitale (i vigili di Roma) – non è chiaro se ciò avverrà anche con i sinistri rilevati dai privati (o poi dovranno pensarci le stesse forze dell'ordine, che secondo la bozza di disegno di legge dovranno essere avvertite dagli ausiliari ogni volta che arriva una chiamata?);
– non è detto che si risolva il problema del sovraccarico di lavoro per gli agenti, perché comunque gli atti finiranno nei loro uffici per far partire i verbali relativi alle infrazioni rilevate dagli ausiliari intervenendo sull'incidente e – verisimilmente – permetterne la consultazione alle assicurazioni e agli interessati.
In sostanza, capiamo che le forze dell'ordine non hanno tempo e uomini per intervenire sugli incidenti banali, per i quali in Italia c'è il vizio di chiamarle anche quando non necessario (la malafede sugli incidenti stradali è massima). Per questo sono nate società di ausiliari. Ma finora i loro bilanci sono negativi (la prima in assoluto è durata solo pochi mesi), perché le assicurazioni non sono interessate al servizio (probabilmente perché costa, mentre è più comodo trasferire il peso delle frodi pari pari sulle tariffe Rc auto). Ora non si vede perché questi bilanci debbano essere raddrizzati dando a queste società l'esclusiva della rilevazione degli incidenti con soli danni a cose.
Peraltro, già nella scorsa legislatura era stato proposto di far intervenire periti specializzati (avevano depositato proposte i deputati Alberto Fluvi del Pd e l'attuale ministro pidiellino dell'Agricoltura, Nunzia De Girolamo). Quindi non pattuglie private, ma professionisti esperti che affiancassero il lavoro delle forze dell'ordine, sgravandolo e rendendolo più preciso. Come mai non si è proseguito su questa strada?