C'è da sentirsi girare la testa, a leggere le notizie dell'ultima settimana sull'Anas. A un inizio trionfale con la relazione della Corte dei conti (Scarica Corte Conti relazione 2011 – Determinazione n 36 2013 del 15 maggio 2013) che segnala un utile di bilancio perché si è guadagnata efficienza (Scarica Comunicato sintesi Corte dei Conti) ha fatto subito seguito una nota del Pd che chiede più manutenzione (Scarica Pd manutenzione Puglia). E persino il direttore di "Quattroruote" è sceso in campo su questo tema (di cui raramente si è occupato) per rilevare l'incongruenza e dire che in redazione continuano ad arrivargli segnalazioni sullo stato pietoso delle strade, comprese arterie vitali che sostituiscono le autostrade (come la E45). Quindi, come stanno davvero le cose?
Dipende dal punto da cui le osserviamo. Certamente ora l'Anas ha un'organizzazione che consente di tenere bene il conto delle attività di manutenzione straordinaria effettuate e di dare loro il giusto peso nell'ambito della contabilità interna. Visto che la manutenzione straordinaria è quella che – per definizione tecnica - aumenta il valore dell'infrastruttura, questo è una buona premessa per arrivare finalmente a far entrare le opere nel patrimonio dell'Anas, il che consentirebbe di contare su più risorse. Quanto alla manutenzione ordinaria, la Corte dei conti rileva che le procedure per deciderla si sono snellite.
Però tutto questo dice solo che ci stiamo dotando di strumenti che in futuro ci porteranno a programmare meglio gli interventi sulle strade. Una cosa non solo suggerita dal buonsenso, ma praticamente imposta per il futuro dalla direttiva europea sulla sicurezza delle strade. Il problema è che mancano i soldi. Tanto che la stessa Corte dei conti nota come per la manutenzione straordinaria si siano impegnati fondi del Contratto di programma 2010 in attesa di risorse specifiche. Dalla relazione emerge pure che i pedaggi su autostrade e raccordi autostrdali Anas sono ancora lontani dall'essere operativi, nonostante siano stati decisi tre anni fa e possano costituire un polmone finanziario (anche se non specificamente dedicato, ma si sa che i fondi vanno e vengono).
Intendiamoci: non è che non ci siano soldi in assoluto, ma la mole degli interventi che ci sarebbero da fare richiederebbe molto di più e, se si facesse tutto assieme, dovremmo praticamente chiudere al traffico metà della rete stradale nazionale. Così è sensata la richiesta del Pd, che peraltro è firmata dal deputato barese Antonio Decaro. Uno che, prima di intraprendere una carriera politica che lo ha portato ad "avanzare di grado" ad ogni tornata elettorale (Comune, Regione, Camera), guardacaso faceva l'ingegnere all'Anas. Quindi sa quello che dice.
Inoltre, questa primavera balorda sta prolungando le piogge che mettono a dura prova asfalti tradizionalmente cagionevoli come quelli italiani (le gare d'appalto e i controlli sui lavori sono quelli che sono).
Finora l'unico modo per salvarsi è prendere le autostrade, dove i salati pedaggi fanno sì che gli asfalti siano tenuti sensibilmente meglio. Ma il problema è che con la crisi sempre meno gente si sottopone al salasso (-7% di traffico autostradale nel 2012) e così l'asfalto della viabilità ordinaria viene "stressato" sempre più. Senza contare che le autostrade non ci sono dappertutto (e infatti Decaro cita la Puglia, non solo per ragioni elettorali ma perché lì le autostrade coprono solo mezza regione).