Si dice che il mondo è bello perché è vario. Ma di alcune "variabilità" faremmo volentieri a meno. Ve ne indico una che è stata sottolineata da due casi di cronaca recentissimi: quello del "giustiziere" genovese che toglieva i preavvisi di verbale lasciati dal vigili sotto i tergicristalli (grazie a Paolo Giachetti per la segnalazione) e quello del povero artigiano milanese che continua a ricevere multe infondate nella Ztl in cui abita e si è ormai rassegnato a passare le mattinate del sabato al comando dei vigili a far gentilmente notare l'errore (grazie a Paoblog per la segnalazione). Sono storie che mi danno fastidio perché sono estreme e, come tali, andranno ad ampliare il campionario delle motivazioni esibite dalle parti eternamente in conflitto: tanti automobilisti convinti (come il giustiziere genovese) che i vigili facciano solo cassa e un bel po' di tutori dell'ordine che si sentono costantemente presi in giro dagli utenti della strada furbi.
Controversie che sento ogni giorno e che mi inducono a fare spallucce: alcune volte hanno ragione gli uni, altre volte hanno ragione gli altri e spesso non ne ha nessuno dei contendenti perché certe situazioni di tensione sono inevitabili (l'Italia non è un Paese con strade a misura di automobile) e potrebbero sgonfiarsi solo con un po' di buonsenso reciproco. Impossibile da avere concretamente perché i protagonisti sono intere collettività, fatte di persone l'una diversa dall'altra. Un mondo vario ma non bello, appunto.
Opinioni personali, direte voi. Vero. Ma c'è anche un aspetto oggettivamente dannoso. Per tutti: lo spreco di risorse.
Provate infatti a pensare a chi si trova col foglietto del vigile sottratto dal giustiziere e quindi riceverà a casa un verbale gravato da spese di notifica e di ricerca al Pra. E provate a pensare a quanto costano e a quanto tempo fanno perdere le notifiche fatte dal Comune di Milano all'artigiano perseguitato della telecamere della Ztl.
Non basta. Provate a pensare che cosa accadrebbe se l'artigiano si decidesse a portare il Comune davanti al giudice di pace non solo per farsi annullare l'ennesimo verbale, ma anche per chiedere i danni. Ci sono sentenze che, di fronte a casi così clamorosi, hanno dato ragione ai cittadini ingiustamente perseguitati. Sentenze che dovrebbero indurre tutta la pubblica amministrazione a eliminare una volta per tutte le cause degli errori persecutori. E invece pochi cittadini perseguitati ci si mettono di puntiglio: gli altri sopportano. Lasciando spazio ai soliti atteggiamenti per cui si prende atto di qualcosa che non va (come un dato errato in un archivio) ma ci si limita a rimediare per quella volta, scaricando su altri la responsabilità di rettificare in modo risolutivo per sempre. Uno scaricabarile facilitato dall'intreccio di procedure e competenze tipico della Pubblica amministrazione italiana.
Tutto questo, detto con parole diverse, c'era già nei programmi di tanti governi che si sono avvicendati nell'ultimo quarto di secolo. Nel frattempo, la tecnologia ha anche fatto i passi avanti necessari ad assecondare questo processo. Ma la normativa, pur essendo cambiata anch'essa, non è stata all'altezza. Evidentemente una riorganizzazione nuoce a troppi interessi.