Sul Sole 24 Ore di oggi troverete una pagina che scava in una delle notizie più gettonate di questo inizio 2013: il rincaro delle multe. A prima vista, non è una notiziona: è solo un adeguamento automatico all'inflazione, previsto ogni biennio e ormai entrato nelle abitudini (era una delle novità del Codice della strada attuale, che proprio il 1° gennaio ha compiuto 20 anni). Né fa scomporre più di tanto la notizia che in questo ventennio, a colpi di adeguamenti, gli importi sono cresciuti del 59% (e per certe infrazioni anche molto di più, a causa degli inasprimenti specifici, distribuiti a pioggia nel corso degli anni): sono passati vent'anni, appunto. Quello che fa arrabbiare è l'aumento occulto che abbiamo iniziato a pagare dall'autunno del 2002, quando la riforma del Codice (legge 120/10) stabilì chiaramente che i noleggiatori di apparecchi di controllo non possono prendere compensi in percentuale rispetto al gettito delle multe.
Infatti, da quel momento anche i Comuni più "audaci" (o più sicuri dell'impunità) hanno iniziato a eliminare i compensi a percentuale, ma contemporaneamente hanno fatto lievitare i costi accessori: quelli di stampa delle foto, di individuazione del proprietario del veicolo e di stesura, stampa e spedizione (quest'ultima, poi, costerà 30 centesimi in più, con l'aumento delle tariffe postali) dei verbali. Un modo per recuperare il concetto di compenso a percentuale, come dimostrano certi bandi. Quindi, si è recuperata l'attrattività economica del mestiere di noleggiatore di apparecchi.
Tra gli addetti ai lavori lo si sa perfettamente fin dall'estate del 2010. E si sa che non si potrà fermare l'abuso senza cambiare il Codice, fissando un tetto ai costi accessori, come 15 anni fa si fece con le spese di rimozione dopo un divieto di sosta. Perché nessuno ha ancora preso a cuore il problema?