La curiosità è tanta: l'Etsc sta avviando un progetto su tutto il territorio della Ue per migliorare la sicurezza dei ciclisti, andando a vedere Paese per Paese che cosa va e che cosa no. Sono curioso di vedere che cosa va e che cosa no in Italia, dove l'affollamento, l'orografia e la speculazione edilizia fanno sì che manchino i percorsi protetti e che quindi le bici si trovino in balìa dell'indisciplina di chi guida veicoli a motore. E cerchiamo di non raccontarci che la promiscuità su strada è un valore, come ha fatto domenica scorsa il "Corriere della Sera" riferendo di alcuni positivi esperimenti fatti nel Centro Europa (anche in grandi città), dove alcuni spazi sono stati aperti e messi in comune ad ogni genere di veicolo senza che ci siano stati incidenti o blocchi totali del traffico.
Cose del genere da noi si riuscirebbero a fare solo in qualche paesino, dove tutti si conoscono e quindi s'innesca un controllo sociale tale che chi si comporta male pubblicamente è fritto. Sul resto del territorio italiano, nella migliore delle ipotesi bloccheremmo il traffico: siamo troppo diffidenti l'uno verso l'altro, quindi o ci fermeremmo anche quando gli altri sembrano volerci cedere il passo oppure ci muoveremmo contemporaneamente agli altri.