C'è una bomba potenziale dietro la sanzione per pratiche commerciali scorrette che l'Assitalia si è presa dall'Antitrust l'altro giorno. E, paradossalmente, s'intravede nella difesa che la compagnia ha svolto davanti ai commissari dell'autorità: i dirigenti dell'impresa – una delle principali nella Rc auto in Italia – hanno di fatto ammesso che in questa fase non riescono a sapere se tutti i loro clienti sono in regola con l'obbligo assicurativo. Più che una figuraccia, è una gelata sul disegno di legge contro le frodi nel settore, passato alla Camera a inizio estate dopo essere stato rimpolpato proprio con misure contro l'evasione dell'obbligo di assicurarsi.
In pratica, sui dati in possesso delle compagnie dovrebbe basarsi tutto il sistema di controlli automatici che dovrebbe stanate tanti evasori (o semplicemente cittadini truffati con polizze di compagnie fantasma). Ma, se le compagnie non sono sicure di questi dati, tutto resta sulla carta e occorre aspettare che le magagne vengano risolte.
Stando alla difesa dell'Assitalia, sono problemi contingenti, legati alla ristrutturazione della rete di agenzie (leggi disdetta data a non pochi agenti): chi è stato escluso non avrebbe agevolato il subentro di altri operatori designati dalla compagnia, omettendo o ritardando la trasmissione dei dati necessari a capire esattamente quali delle polizze che avevano in portafoglio sono regolarmente attive. Immagino che i sindacati degli agenti abbiano qualcosa da replicare, ma non è questo il punto: si sa da anni che la situazione delle polizze non è monitorata in modo perfetto e in tempo reale, perchè le pratiche passano da agenti e subagenti e solo dopo entrano nel sistema informatico della compagnia (quello che poi confluisce in quello Ania, interpellato dalle forze dell'ordine). Finché non si metteranno a punto procedure a prova di bomba per risolvere il problema, fare controlli automatici sull'evasione sarà problematico.