Qualcuno si è scandalizzato della condanna che si è beccato Alain Delon per contraffazione di targhe. E si è pure preoccupato che la stessa cosa possa accadere anche in Italia, perché l'attore ha "trafficato" con targhe svizzere, che sono personali come quelle che la riforma del Codice della strada ha introdotto un anno fa anche in Italia (anche se l'entrata in vigore del nuovo sistema è ancora lontana, mancando a tutt'oggi le norme di attuazione). Ma la preoccupazione è fuori luogo: lo schema previsto per l'Italia è diverso, un po' più scomodo per l'utente ma più sicuro per la collettività. Piuttosto, occorre fare attenzione e certi falsi che circolano tranquillamente sulle auto storiche. Ecco perché.
Prima di iniziare a spiegare, chiariamo che Delon in realtà non si è messo a imitare certi criminali marsigliesi da lui interpretati negli anni Settanta. Più semplicemente, avendo il parco auto diviso tra la Svizzera e Parigi, per comodità si è fatto un duplicato abusivo della targa svizzera, in modo da tenerlo fisso nella capitale francese. Dunque, l'attore circolava senza far sostanzialmente danno, perché la targa tenuta a Parigi era identica a quella originale svizzera con la quale avrebbe dovuto circolare e quindi in caso di necessità il responsabile della circolazione del veicolo sarebbe stato rintracciabile esattamente come se ci fosse stato l'originale.
Il punto fondamentale della questione sta nel fatto che Delon si è fatto realizzare il duplicato dello scandalo perché avrebbe potuto utilizzare l'originale non solo sulla vettura che tiene in Svizzera, ma anche su quella che usa a Parigi. Infatti, le targhe svizzere sono personali nel vero senso della parola, perché possono essere staccate da un veicolo e messe su un altro (ovviamente solo se risulta preventivamente intestato allo stesso soggetto). Le targhe personali italiane, invece, lo sono solo in senso relativo: per ogni mezzo di cui si è intestatari ce ne vorrà una e quindi non sarà consentito modificare l'abbinamento targa-veicolo (se non in caso di radiazione e passaggio di proprietà, ovviamente). Esattamente come accade già dal 2006 per i ciclomotori. Dunque, se Delon avesse avuto auto immatricolate in Italia, non avrebbe avuto motivo di farsi fare un duplicato abusivo (salvo clonare il veicolo, che però è roba da criminali veri e nulla a che fare ha con la comodità dell'utente).
Tutto ciò però non significa che il sistema italiano sia immune dai falsi. A parte – appunto – i casi di criminalità, c'è una categoria "a rischio": quella dei possessori di auto storiche. Che spesso – per com'è regolata la nostra burocrazia - sono costretti a reimmatricolarle, cosa possibile solo con targhe attuali. Una bestemmia per chi va legittimamente orgoglioso del suo gioiello d'epoca, che magari gli è costato milioni. Così, molto meno legittimamente, queste persone commissionano targhe che riprendono le lettere e i numeri corretti, ma con grafica e colori dei tempi in cui l'auto era nuova (quindi sostanzialmente nere con caratteri bianchi). Intendiamoci: finché lo fanno per esibirsi in spazi chiusi al traffico, nulla di male. Ma il fatto è che ciò accade pure nella normale circolazione: l'ho visto di persona e se ne trova conferma anche sul sito di Paoblog.
Certo, normalmente questa non è gente che altera il numero di targa, ma non si sa mai. In ogni caso, uno Stato sempre a caccia di introiti (e l'auto è una delle fonti più facili cui attingere) dovrebbe avere la furbizia di ristampare proprio le targhe originali dell'epoca, quando l'interessato riesce a fornire il numero (e ovviamente previa verifica della Motorizzazione): farebbe una cosa tanto gradita a gente spesso tanto facoltosa da essere disposta a pagare anche mille euro o più. E si potrebbe arrivare a un gettito almeno paragonabile a quello (miserello) previsto per il nuovo superbollo sui modelli potenti.
L'unica controindicazione è che replicare targhe vecchie significa rinunciare in parte alla loro leggibilità notturna, visto che dal 1985 si fanno targhe retroriflettenti proprio per facilitare pattuglie e flash di autovelox e affini. Ma, visto che qualcuno già circola con repliche abusive, di fatto il problema si pone lo stesso.
P.S.: per evitare la solita confusione, ricordo che la targa personale è ben diversa da quella personalizzata (già introdotta in Italia nel 2002 ma ancora inattuata perché mancano le norme regolamentari). La personale è una targa con combinazione "normale" (quindi assegnata con la consuetà casualità), che semplicemente viene conservata da una stessa persona e applicata sui veicoli che man mano acquista (e se in uno stesso momento ha più di un mezzo deve munirsi di altrettante targhe, con numeri diversi). Quella personalizzata dà invece la possibilità di scegliersi la combinazione di lettere e cifre (anche se in Italia occorre comunque rispettare la sequenza due lettere-tre numeri-due lettere), ma poi in caso di passaggio di proprietà segue il veicolo e non il vecchio intestatario. Ovviamente nulla vieta che in futuro ci possano essere targhe che siano insieme sia personali sia personalizzate.