Gli autovelox, la “regola del chilometro” e la politica delle scorciatoie

Ciccia. Questo ha risposto il ministero delle Infrastrutture alle pressioni dei non pochi Comuni costretti a spegnere o spostare autovelox piazzati poco dopo un incrocio: la distanza minima di un chilometro dal segnale di limite di velocità, imposta l'estate scorsa dalla riforma del Codice della strada, vale anche rispetto al cartello di ripetizione del limite che va messo da sempre dopo ogni incrocio. Lo aveva scritto a Capodanno il ministero dell'Interno, sentite le Infrastrutture. Logico che adesso quest'ultimo dicastero adesso confermi tale interpretazione (che peraltro appare corretta) nel rispondere a un'interrogazione parlamentare (la 5-04092) del deputato Pd Mario Lovelli. Che si è dichiarato insoddisfatto, ritenendola una "risposta burocratica" e aggiungendo che l'assemblea degli assessori alla viabilità delle Province ha approvato un ordine del giorno che chiede al Governo di "riconsiderare" la circolare interpretativa di Capodanno per ragioni di sicurezza.

Le parole di Lovelli sono sintomatiche di un certo modo di fare politica, molto diffuso. Quindi meritano un bel commento.


Innanzitutto, tirando fuori l'ordine del giorno degli assessori, Lovelli svela a chi sa leggere quali sono i suoi "mandanti": gli assessori, appunto, e più in generale il mondo delle polizie municipali costrette a spegnere molti apparecchi. Infatti, tra gli addetti ai lavori, non era un mistero che da tempo sarebbe stata presentata un'interrogazione parlamentare. In ogni caso, sono cose che ci stanno: ve le riferisco solo per darvi un'idea di come va il mondo, se non siete addentro.

La cosa che non ci sta, invece, è la bollatura della "burocraticità" delle interpretazioni ministeriali: i tecnici dei dicasteri hanno solo il dovere di rispettare le leggi votate dal Parlamento. Anche quando non le condividono. Conoscendo l'ambiente, sono ragionevolmente certo che questo è il tipico caso di norma non condivisibile da un tecnico: non c'è alcuna ragione logica per imporre una distanza di almeno un chilometro, nemmeno se si vuol tagliare le gambe a certe discutibili prassi di pattuglie municipali appostate subito dopo il segnale (sarebbe bastato imporre un centinaio di metri). Eppure la legge impone un chilometro e nelle stanze ministeriali la si rispetta religiosamente, perché "usi a obbedir tacendo".

Dunque, nessuna burocrazia, ma solo una norma balorda, proposta probabilmente da qualcuno che voleva fare demagogia a buon mercato e votata dalla politica nella bolgia degli emendamenti (e dei relativi compromessi politici) che ha segnato l'approvazione della riforma. Se si vuol rimediare, che sia la politica a votare una legge di modifica. Sembra un principio ovvio anche a chi ha frequentato solo una sola lezione di diritto. Nonostante questo, più di qualcuno avrebbe voluto sistemare tutto con un'interpretazione ministeriale, rispettando una certa "tradizione" italiana.

Nulla di più pericoloso e proprio la tradizione ci spiega perché: in casi del genere, il furbo sa benissimo di poter trovare un giudice che decide infischiandosene (legittimamente) dei pareri ministeriali e fa ricorso, mentre chi è onesto paga. Poi magari qualche sentenza che smonta quei pareri finisce sui giornali e si alza il solito polverone. Che male abbiamo fatto per meritare tutto questo?

  • mariobianchi |

    Scusate , ma se esistono i limiti di velocità , a cosa servono i cartelli di preavviso, pattuglie in vista ecc.
    Sarebbe come piazzare in tutti gli esercizi commerciali il cartello vietato rubare … il buon senso per ora non lo impone.
    La grande bufala del km “solo per impianti fissi” non è condivisibile soprattutto quando esci da un centro abitato con limite 50 e inizia il tratto 70 , che senso ha???? caso contrario plausibile. L’ultima genialata che le intersezioni fanno ripartire il km è il frutto dell’intelligenza umana , chissà quando le pensano.
    La cosa ancora più assurda è data dal fatto che non si possa operarare con stazioni fisse nei centri abitatai , dove avviene il maggior numero di incidenti stradali , dove si trovano attività commerciali ,scuole , immissioni , passaggi pedonali ecc. .
    Come sempre Italia “docet”, basta oltrepassare i confini per renderti conto come viene affrontata la sicurezza stradale , dentro e fuori i centri abitati.
    Noi italiani quando ci troviamo in Svizzera o Germania , siamo terrorizzati nell’incappare in eccessi di velocità , perchè si sa che non ci sono i giudici di pace, ma devi pagare subito altrimenti ti fanno il fermo dell’autovettura.
    In Italia se ti fermano per contestarti un comma 9 ritiro immediato della patente , saresti disposto a tutto purchè non avvenga pure pagare 10 volte la sanzione ma se non ti fermano ah si faccio ricorso perchè nom mi hanno fermato .CHE BELLA L’ITALIA!

  • GoldWing98 |

    @ Simone. Metti insieme diverse cose, comunque cerco di andare per ordine.
    1) L’agente sul posto deve fare il suo lavoro, cioè osservare e valutare. Se la Legge prescrive che deve esserci un agente accanto all’autovelox, non è perchè altrimenti l’apparecchio si sente solo e ha crisi esistenziali…
    Ci siamo troppo abituati a sistemi automatici; se ci deve essere una persona accanto all’apparecchio, deve fare il suo lavoro, altrimenti è inutile.
    2) La mia presunta avversione nei confronti delle regole.
    Non sono conrario alle regole. Sono contrario alle regole quando chi le dovrebbe far rispettare (lo Stato, in tutte le sue “gradazioni”: enti locali…) non le rispetta: non si può chiedere al cittadino di rispettare le regole se lo stesso Stato non rispetta le regole che lui stesso si è dato su come quelle regole devono essere fatte rispettate.
    Ed è irrilevante che le modalità dei controlli siano assurde: se lo Stato stabilisse che gli autovelox possono essere fatti funzionare solo da agenti con i capelli rossi alti più di 170 cm, allora ho tutto il diritto di contestare la multa se l’agente era biondo o alto 169 cm! Le regole le fa lo Stato; se non gli vanno bene, che le cambi!
    3) Decurtare i punti al proprietario è incostituzionale: possono essere tolti solo al guidatore; è una questione di civiltà.
    Invece è perfettamente legittimo fargli pagare la multa, perchè è responsabile per quanto riguarda le sanzioni pecuniarie dovute alla circolazione del proprio veicolo: ma la patente no.
    4) Per le foto frontali sono d’accordo, anzi sotengo da tempo che i veicoli devono essere fermate subito, sia per evitare contestazioni, sia perchè, se la mia velocità è veramente perciolosa, allora che senso ha permettermi di continuare a circolare traqnuillamente e mandarmi solo una lettera a casa dopo mesi?

  • GoldWing98 |

    Nel mio ultimo post c’era un lapsus; la frase corretta non è “ammesso che… quindi la Legge vieti il posizionamento solo dei dispositivi mobili entro 1 km dal cartello”, ma “ammesso che… quindi la Legge vieti il posizionamento solo dei dispositivi FISSI entro 1 km dal cartello”.
    Nel merito, ringrazio il dott Caprino di aver individuato la norma esatta (in risposta al mio ultimo post).
    Confermo che, comunque, la differenziazione operata dalla Legge tra dispositivi fissi (vietati entro 1 km) e modili (non vietati) ha una sua ratio logica, come ho spiegato prima (per quanto si possa parlare di logica in questa Legge in genere).
    Quindi la regola del divieto dei dispositivi fissi va applicata come spiegato nella circolare citata, senza eccezioni.

  • simone |

    Egr. Sig. GoldWing98, cosa vorrebbe dire che l’Agente presente sul posto dovrebbe magari annotare che la macchina passata a 95 all’ora (faccio un esempio) adesso ha fatto scattare il dispositivo però era una macchina grossa, dotata sicuramente di sistemi di sicurezza ottimi, che la strada era deserta e che nessuno si accingeva ad attraversare, per cui si può anche soprassedere e annullare il rilevamento? Poi dopo passa una macchina sempre a 95 all’ora però siccome sono le 12.30 e le scuole di fianco hanno appena aperto i cancelli allora questo và multato. Io seguo sempre i suoi post e onestamente noto in Lei una certa avversione nei confronti delle regole. Ma se ne rende conto che con la regola del chilometro dopo l’ultimo incrocio di fatto si può andare quasi sempre senza correre il rischio di prendere una multa, perchè le postazioni fisse non ci possono essere, le postazioni mobili devono essere ben visibili … Ieri sono stato fermato da una pattuglia di polizia locale per un controllo cinture, giuro che ho rischiato di metterli sotto. Visibilità zero (anche a loro rischio)parlando mentre registravano i miei documenti senza multarmi visto che la cintura la metto sempre, gli ho fatto presente la cosa. Mi hanno risposto che tanto non erano con l’autovelox, allora mi domando perchè per i controlli della velocità ci vogliono cartelli mobili, macchine in vista, poliziotti visibili per non fare niente perchè poi foto non ne scattano, mentre per gli altri tipi di controlli i cartelli non importano? La cintura te la devi mettere quando parti e se ti fermo ti faccio la multa, ma anche il limite devi rispettarlo e se lo violi ti faccio la multa. Basta !!! La verità è che dovevano spezzare le sanzioni dell’art. 142/8 in più scaglioni come proposto dai tecnici del settore. Limite cinquanta: ok per l’importo dell’art. 142/7 fino a sessanta che con la tolleranza diventa 65 e poi due euro a chilometro. Perchè chi viaggia a 66 deve pagare quanto quello che viagga a 95 ? Poi la storia della incostituzionalità della norma che permetteva di decurtare i punti al proprietario e allora è costituzionale fargli pagare una multa e permettergli di non comunicare i dati di chi guida? Foto frontali come nel resto del mondo e allora sì che la patente a punti funzionerebbe.
    Non firmo perchè c’è la privacy (come per le foto frontali hehehe), comunque son qui.

  • GoldWing98 |

    Riguardo alla differenza tra dispositivi mobili e fissi, ritengo che tale differenze sia esplicitata solo nella circolare (l’ultima citata), non nella Legge.
    Ma, ammesso che sia corretta tale circolare e che quindi la Legge vieti il posizionamento solo dei dispositivi mobili entro 1 km dal cartello del limite di velocità, questo non va contro la mia tesi.
    Infatti, la presenza umana accanto al rilevatore di velocità consentirebbe di integrare con un elemento, appunto, “umano”, quelli meramente tecnici, consentendo quindi valutazioni soggettive integrative di quelle semplicemente numeriche.
    Il fatto che poi tali valutazioni non avvengano e che magari i poliziotti siano lì accanto all’apparecchio solo a leggersi il giornale non vuol dire che, in astratto, le stesse non siano possibili.
    [risponde Maurizio Caprino] L’articolo 25 comma 2 della legge di riforma, quando introduce la “regola del chilometro”, parla di “rilevamento a distanza”. Quindi si sta parlando di postazioni fisse senza presidio di agenti.

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