Un polverone inutile. Il caso Santoro-Fiat ha aggiunto solo elementi effimeri a un tema delicato come la competitività del gruppo automobilistico italiano nella spietata lotta che i costruttori hanno ingaggiato da due anni per sopravvivere. La "prova in pista" con cui Annozero avrebbe voluto dimostrare l'inferiorità delle vetture Fiat rispetto alla concorrenza (http://www.annozero.rai.it/dl/portali/site/puntata/ContentItem-7ed971f6-4189-440a-89fd-c0492df9d9e6.html) era troppo limitata per dare risposte su un tema così ampio e tecnico e così la Fiat ha avuto buon gioco a presentare una querela. Non perché l'Alfa Romeo Mito Quadrifoglio Verde non sia realmente inferiore a Mini Cooper S e Citroen DS3: lo ha scritto "Quattroruote" a giugno senza suscitare alcuna reazione e Annozero non ha fatto altro che riprendere i risultati di quel test andando solo a girare qualche immagine "posticcia" in pista per rendere più televisivamente attraente la cosa. Il problema principale è che non sarà certo la Mito Quadrifoglio Verde a rilanciare o affossare il gruppo Fiat e averla tirata in ballo sa molto di strumentale, come nota SicurAUTO (http://www.sicurauto.it/ilsemaforo/news/michele-santoro-maltratta-lalfa-mito-in-tivu-e-marchionne-querela.html).
Infatti, stiamo parlando di un modello di nicchia, ovviamente confrontato con altri due modelli di nicchia (e il confronto era corretto, checché ne dica il viceministro Roberto Castelli, che è ingegnere ma fa vedere di non sapere che le prestazioni di un'auto non dipendono solo dal motore e che la cilindrata non è tutto per un propulsore). Sarebbe stato ben più indicativo prendere la Mito in una versione meno potente e più diffusa. Meglio ancora indirizzarsi su un modello come la Giulietta, che dichiaratamente è la base per la prossima generazione di auto medie del gruppo e del quale generalmente si dice un gran bene: si sarebbe visto che la distanza rispetto alla concorrenza non è così abissale. Peraltro, anche questo confronto sarebbe stato fattibile, visto che "Quattroruote" lo ha già pubblicato (a settembre).
Poi Santoro avrebbe dovuto spiegare che, per una Giulietta che tiene il passo della concorrenza, ci sono altri modelli sui quali non si è investito poi tanto. Qui sì che la Mito ci sarebbe andata a pennello: è praticamente una Grande Punto rivista in chiave Alfa usando le due leve meno costose, cioè l'estetica e l'elettronica. Per intendersi, anche la Giulietta ha molto in comune con Bravo e Delta, ma il pianale è stato migliorato e la sospensione anteriore (fondamentale per il feeling di guida) è stata modificata (pur restando nell'ambito dell'economico schema Mc Pherson, in passato snobbato per le Alfa).
Il dibattito, a quel punto, avrebbe potuto incanalarsi su questo tema: la Fiat investe abbastanza per evitare il rischio di essere sempre più accomunata alle marche coreane e cinesi mentre le sue concorrenti generaliste europee fuggono in avanti con qualche prodotto più sofisticato che ne tiene alta l'immagine giustificando prezzi più redditizi (http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2010/10/mentre-fiat-e-fiom-discutono-sulle-pause-i-cinesi-preparano-lattacco-sui-modelli-.html)? La risposta probabilmente sarebbe stata sfumata: in alcuni casi vale la pena investire di più, in altri no. Tanto più che le risorse finanziarie sono scarse (stiamo parlando di un gruppo che, per quanto abbia fatto progressi notevoli, nella prima metà del decennio ha rischiato anche il fallimento).
Insomma, un discorso pieno di distinguo. Quindi complesso da sviscerare in tv, tanto più in una trasmissione dove poi alla fine tutto deve avere una chiave "politica". Ognuno avrà le sue opinioni sull'opportunità di buttare tutto in politica. Ma, per favore, non si prendano questioni tecniche per fare discorsi politici.