Mentre i lustrini iniziavano a brillare, la Fondazione Ania "approfittava" della ribalta per ricordare a tutti che non solo in moto si rischia di più che in auto, ma soprattutto che l'Italia è il Paese peggiore tra quelli europei avanzati (Scarica FONDAZIONE ANIA ITALIA MAGLIA NERA MORTI SU 2 RUOTE). La ribalta era certamente ghiotta: era quella offerta dall'inaugurazione dell'Eicma (l'ex-Salone del ciclo e del motociclo di Milano), dove peraltro si parlava anche di sicurezza ma intesa soprattutto come nuovi dispositivi da adottare sulle moto (http://mauriziocaprino.blog.ilsole24ore.com/2010/10/labs-sulle-moto-la-ue-lo-vuole-i-costruttori-no-e-uno-studio-dice-che.html).
I numeri dell'Ania consentono invece di fare una riflessione sul grado di sicurezza insito non tanto nelle due ruote, ma nelle capacità di chi le guida. E devo dire che temevo persino peggio. Infatti, è vero che siamo i peggiori, ma è altrettanto vero che da noi le due ruote a motore sono davvero tante. Colpa della congestione e dell'insufficienza dei mezzi pubblici, entrambe a livelli superiori rispetto all'Europa più avanzata. E, quando è così, si mettono sulla moto anche persone che
– non hanno vere capacità di guida (tanti non hanno nemmeno fatto un esame pratico prima di prendere la patente);
– provenendo dall'auto, vedono la moto solo come un mezzo per infilarsi dappertutto e non un veicolo che va invece guidato con cautela maggiore (perché ovviamente dà meno protezione in caso d'incidente).
Tutto questo è confermato dalla fascia di età e dal tipo di strada in cui gli incidenti colpiscono di più: secondo la Fondazione Ania sono rispettivamente quella dei quarantenni e dintorni (altro che giovani a rischio!) e le strade urbane (altro che curve e contorcurve dove gli appassionati si vanno a sfidare il sabato pomeriggio!). Insomma, sul totale pesano di più i contesti in cui c'è gente diventata "motociclista per forza".
Con queste premesse, dovremmo essere i peggiori d'Europa anche nell'incidentalità in rapporto al numero delle moto circolanti. Ma sotto questo profilo il dato italiano è un po' meno negativo a livello continentale.
Ovviamente, questa non è una buona ragione per essere soddisfatti. Non solo perché ogni vita merita di essere salvata, ma perché la maggior parte degli sforzi viene fatta in direzione dei giovani: corsi di guida sicura economici, esame pratico per ottenere il patentino, sanzioni più pesanti rispetto agli altri guidatori. Ai quarantenni, condannati a prendere lo scooter nel traffico quotidiano fino alla pensione, chi ci pensa?