S'inizia a vedere la fine per la maxi-inchiesta della Procura di Verona sullo scandalo dei T-Red: è stato chiesto il rinvio a giudizio per quattro persone, tra cui il costruttore e il noleggiatore dell'apparecchiatura che controlla i passaggi col rosso a semaforo. Si stanno quindi per affrontare pubblicamente i nodi ancora controversi della vicenda.
In particolare, quattro nodi si annunciano di non facile soluzione e sono rilevanti per chi è stato multato aldilà della loro rilevanza nel processo:
1. la non conformità degli apparecchi installati rispetto al prototipo omologato e depositato al ministero delle Infrastrutture (si dovrà vedere soprattutto se i giudici riterranno ortodossa la prassi "snella" seguita dal ministero, secondo cui non è richiesto il deposito né del software, soggetto a segreto ed elaborazioni continue, né dei componenti di natura strettamente industriale dell'apparecchio e perciò sostituibili in ogni momento con altre parti reperibili normalmente in commercio);
2. l'attendibilità dell'apparecchiatura (molti fotogrammi sono stati scartati per malfunzionamento, ma va detto che gli scarti sono sempre fisiologici, entro un certo limite);
3. la volontà dei Comuni di fare cassa abbreviando impercettibilmente il tempo del giallo;
4. le procedure seguite nelle gare per la fornitura degli apparecchi (si dovrà stabilire se davvero le gare siano state truccate o se le aziende private siano "andate oltre" il loro ruolo perché richieste di farlo dagli stessi Comuni, incapaci di gestire le procedure, soprattutto nei tempi rapidi richiesti dalle loro esigenze di bilancio).
Staremo a vedere. Nel frattempo, il fronte si arroventa sempre più. Stefano Arrighetti (inventore e costruttore del T-Red) ha querelato Antonio Menegon (consulente di alcuni multati e del noleggiatore dell'apparecchio, Raoul Cairoli). In estrema sintesi, otivo del contendere è proprio il punto 1: secondo Menegon, la diversità fra il prototipo e le apparecchiature installate renderebbe false le dichiarazioni di conformità rilasciate da Arrighetti ai Comuni, secondo Arrighetti la diversità sarebbe solo necessitata dal tipo di procedura seguito dal ministero.