Che dire di quel passeggino ammaccato con attorno i piccoli oggetti per bambini, sparsi sull'asfalto dall'auto che ieri a Palermo ha travolto i due gemellini, uccidendo la femminuccia? Oggi quella foto è sulle prime pagine dei giornali, assieme al resoconto della tragedia. Si legge che non c'entrano né l'alcol né la droga: probabilmente c'è solo stato un "banale" scontro tra chi non teneva una velocità adeguata in pieno centro abitato e chi non gli ha dato una precedenza. Due infrazioni comunissime, tanto che qualcuno potrebbe pensare solo a una tragica fatalità. E invece questo incidente fa venire al pettine un po' di nodi che una riforma del Codice della strada non può risolvere. Nemmeno se profonda come quella che entra in vigore domani.
Quello della velocità adeguata in centro abitato è un problema di mera educazione. Perché ci sono circostanze dove ci si può anche tenere sotto i canonici 50 chilometri orari, ma occorrerebbe non superare i 30. Scrivo "circostanze" e non "strade", perché nel caos delle nostre città tutto può accadere ovunque: tra veicoli parcheggiati vicino agli incroci e/o in doppia fila, la visibilità diventa ridottissima. Ma molti non lo sanno: a loro basta vedere davanti (e lì si vede abbastanza), non rendendosi conto che in città il problema viene dai lati, dove in mezzo ai veicoli parcheggiati stretti può esserci di tutto. Impossibile multare chi non si rende conto di tutto ciò: un po' perché spesso il limite legale non viene nemmeno superato, un po' perché per legge i controlli automatici sono vietati in città, un po' perché se un agente si azzarda a fare una semplice multa per velocità non commisurata (quindi rilevata a occhio) ci si perde nel contenzioso. Risultato: gli unici verbali che si scrivono sono quelli successivi a un incidente, dove è il sinistro stesso a dimostrare che la velocità non era adeguata.
Quest'ultimo ragionamento vale pure per la precedenza. Con la differenza che qui fare multe sarebbe più facile, in quanto c'è meno spazio per le valutazioni personali. Solo che appostamenti mirati a controllare le infrazioni agli incroci se ne fanno molto pochi. Dunque, la gente continua a comportarsi allegramente, salvo essere multata dopo un incidente.
Come vedete, fin qui sono tutte cose che prescindono dalla riforma del Codice. Sarebbe però ingiusto tacere che la riforma, sia pur blandamente, prevede un inasprimento anche per casi del genere: dispone la revisione della patente (quindi, obbligo di rifare gli esami) per chiunque causi un incidente con lesioni gravi a persone, se si accerta che nel sinistro ha commesso un'infrazione da sospensione della patente. Se è minorenne, la revisione scatta pure senza che ci sia stato un incidente. Il problema, però, è che nella testa della gente noi che abbiamo l'obbligo di inflrmarla abbiamo messo le novità sulle solite cose (droga, alcol, velocità), quindi pochi sanno che ci sono anche queste sanzioni, quindi spesso in città si guida con la rilassatezza di sempre (e che nemmeno la patente a punti ha mai scalfito, checché ne dicano Lunardi & c).
Infine, come vi ho fatto già notare, la riforma prevede obblighi di precedenza più rigorosi nei confronti dei pedoni, soprattutto sulle strisce. Ma anche qui non mi farei troppe illusioni: se ci fosse un'applicazione severa, si rischierebbe di ingrossare il contenzioso, perché spesso ci sarebbe addirittura da sindacare sulla reale intenzione di attraversare espressa in qualche modo dal pedone.
Insomma, non è per tragedie come quella di Palermo che serve la riforma. Ricordiamocelo bene quando ci mettiamo al volante per un banale spostamento cittadino.