Alle sette di ieri sera, a Tivoli, Massimo Calabrese avrebbe dovuto togliersi la divisa della Stradale per tornare a casa da sua moglie e da sua figlia di cinque anni. Invece, a quella stessa ora, era in ospedale e lo dichiaravano morto. Troppo gravi le ferite causategli meno di un'ora prima, quando una Punto lo ha travolto mentre controllava i documenti di una Ford Kuga. Un incidente che per ora alla Stradale non riescono ancora a spiegarsi: la guidatrice della Punto ha perso improvvisamente il controllo proprio all'altezza della piazzola in cui Calabrese stava operando assieme a un collega, rimasto illeso (il conducente della Kuga, invece, si è rotto una spalla). E attenzione: quella piazzola era da considerarsi sicura, perché non eravamo in autostrada, ma sulla Maremmana Inferiore, statale stretta dove per questo le velocità sono nettamente più basse e rendono scarse le probabilità che un veicolo fuori controllo esca completamente dalla carreggiata.
Insomma, non è il caso di parlare di errore o leggerezza degli agenti. Altre volte in questa sezione del blog vi ho descritto casi in cui per un controllo è stata messa inutilmente a repentaglio la vita sia dei controllori sia dei controllati e in almeno un caso (quello dell'automobilista Vito Daniele, fermato malamente da un giovane tenente della Finanza sulla A16 presso Avellino) ci è scappato il morto. Ma stavolta no: la pattuglia stava operando in condizioni ritenute tecnicamente sicure e Calabrese ha pagato con la vita solo la necessità di mettersi nel punto più esposto e dando le spalle al traffico (cosa altrimenti da evitare) negli istanti ci sono da chiedere e farsi consegnare i documenti.
Così Calabrese è diventato il 360esimo appartenente alla Stradale morto in servizio dal 1938, anno a partire dal quale sono disponibili statistiche. All'epoca c'era ancora la Milizia della strada (la fondazione della specialità della Polizia col nome attuale risale al 1947). Se la cifra vi appare arida e tutto sommato accettabile per 63 anni di storia, guardate questo elenco (Scarica Caduti Polstrada al 2010), che sintetizza le storie di questi uomini e di queste donne (sì, ci sono anche due donne, morte entrambe in autostrada). Da notare il fatto che ci sono anche agenti morti in conflitti a fuoco con malviventi, a dimostrazione che nella Stradale i rischi di incidente (più alti mentre si dirige il traffico, si fa un controllo o si rileva un incidente) si sommano a quelli più tipici dell'attività di polizia, rendendo il numero di vittime alto, soprattutto in rapporto all'organico.
C'è però un dato confortante: solo 52 delle 360 vittime sono morte negli ultimi 20 anni. Probabilmente è merito dell'esperienza, che non solo suggerisce comportamenti più prudenti, ma anche fa adottare equipaggiamenti migliori (lampeggianti sempre più visibili, giubbini retroriflettenti – anche se il loro uso non è affatto generalizzato -, pannelli a messaggio variabile anche sui veicoli di servizio eccetera). In autostrada (dove dal '93 si è concentrato il 64,5% dei sinistri mortali, a conferma che andare a piedi in questo ambiente è pericolosissimo e quindi andrebbe il più possibile evitato anche in emergenza) un aiuto viene anche dal generale miglioramento della segnaletica (soprattutto sui cantieri), dall'efficienza raggiunta dai pannelli fissi a messaggio variabile e dagli ausiliari della viabilità, che i gestori schierano per presegnalare code e incidenti.