Tra il torpore delle ferie e l'accavallarsi di notizie importanti, è passato quasi sotto silenzio l'esito dello stombazzato censimento del ministro Brunetta sulle auto blu. Eppure il risultato è sbalorditivo: non sono 600mila come molti ripetevano dandosi ragione l'uno con l'altro, ma solo 813. Possibile?
Certo: basta pensare che un'auto blu è una vettura di rappresentanza. Quindi ha una funzione ben diversa da quella delle auto di servizio, che sono la stragrande maggioranza. Dunque, la caccia alle streghe non ha portato risultati. E meno male che il clima che aveva instaurato nel Paese non ha fatto vittime: si è arrivati persino a fare appelli ai cittadini affinché fotografassero le auto blu, per esporle alla gogna mediatica e rischiando che qualcuno prendesse la cosa tanto sul serio da lanciarsi in pericolosi inseguimenti (a rischio di incidenti stradali o di reazioni della scorta armata del vip di turno).
Tutte notizie che hanno ridato fiducia al sindacato degli "autisti blu" (Siar), rimasto in silenzio durante la primavera, nella fase più acuta della polemica. Cioè quando l'opinione pubblica insorse contro la sostanziale impunità per la categoria che si stava profilando nella riforma del Codice della strada (impunità poi accantonata). Così ora il Siar si lancia in una serie di riflessioni e di critiche (Scarica Sindacati di polizia (2) Scarica Risultati censimento Brunetta ). Al netto delle esagerazioni dovute al ruolo del sindacato e della necessità di migliorare comunque la preparazione degli autisti (non sono tutti pirati, ma molti di loro dovrebbero fare seri corsi di guida sicura), non c'è dubbio che i dati evidenziati dal Siar debbano far riflettere.
Soprattutto sul fatto che Brunetta stesso sta dicendo che vuole rivoluzionare la Pubblica amministrazione per sburocratizzarla, affidandosi alle tecnologie. Lo faccia davvero: quante tra le auto di servizio servono solo a trasportare da un ufficio all'altro scartoffie che potrebbero anche viaggiare per mail?